Le dichiarazioni di Massimo Mezzaroma alla trasmissione radiofonica La Signora in Giallorosso:
ROMA-SIENA. “Ovviamente, guardando i nomi dei giocatori in rosa, la Roma è nelle condizioni di conquistare i tre punti. Ma il calcio, oltre a rispettare regole, regala sorprese inimmaginabili. Noi del Siena la scorsa settimana siamo stati sfortunati ma anche la sorte fa parte della vita. Di sicuro, continuando a giocare così, i risultati arriveranno. Innegabile, tuttavia, che ci serva la partita della svolta. Oggi è una gara speciale: tanta Roma è dentro di me ma se mezzo cuore sarà all’Olimpico, l’altra metà è a Montecatini dove giocano i miei ragazzi (Mezzaroma è proprietario della squadra di pallavolo Roma M. Volley, ndr): il volley è uno sport fantastico e mi auguro di cuore che il calcio sappia, prima o poi, recepirne lo spirito e ofrfrire un ambiente altrettanto pulito come quello che si respira nei palazzetti“.
MEZZAROMA E LA ROMA. “Nel 1993 mio padre Pietro si sentì in dovere di salvare la Roma. Perchè arrivarono alla rottura con i Sensi? Fu tutta una questione di DNA dei due Presidenti. Franco Sensi aveva un’incredibile voglia di guidare la Roma mentre mio padre fu mosso da spirito di servizio nei confronti della città e della società. Quindi, decise di salvare il club ma poi guardò negli occhi Franco Sensi e capì che non ci sarebbe stata la possibilità di guidare la società in maniera congiunta. Decidemmo di lasciare. Non fu un’operazione economica anche perchè, nella circostanza, non ci guadagnammo nulla. Semmai, perdemmo qualche miliardo dell’epoca. Lasciammo, però, con la consapevolezza che la Roma rimaneva nelle mani di un Presidente capace di portarla in alto. Infatti, con Sensi si vinse uno scudetto. Il mio rapporto con la famiglia Sensi è ottimo: Rosella ed io non siamo amici del cuore ma da parte mia c’è tutta la stima che merita una figura in grado di conciliare nel migliore dei modi le due figure di madre e Presidente. Ai giallorossi auspico serenità finanziaria: le scelte tecniche fin qui compiyute sono state tutte azzeccate. A partire da quella di mettere in panchina Claudio Ranieri. Il mio progetto di qualche tempo fa sulla Roma? L’appello non venne raccolto: proposi l’idea di un azionariato diffuso ma circoscritto allo stesso tempo. Venti soci, venti imprenditori che garantissero la stabilizzazione dei flussi di cassa e che portassero un contributo importante“.
MEZZAROMA E IL SIENA. “In questo caso, sono stato mosso dal desiderio di mettermi in discussione: Siena è una piazza particolare che ha lo stadio al centro della città. Una popolazione sanguigna e orgogliosa di 52 mila unità che porta con sè il gusto e il sapore del calcio di una volta. Quello di quando ero bambino. Spero davvero di essere giudicato per il lavoro, ben sapendo che la mia non è un’avventura stagionale ma la garanzia di strutturare un progetto attorno alla squadra. Se sono sereno? Sì, anche se a non esserlo è la società italiana, nella quale latita quello spirito tipicamente romano di saper sdrammatizzare le situazioni. Il progetto Cittadella? Farò di tutto per riuscire a portarlo a termine“.