L’intervista rilasciata dal presidente del Siena Massimo Mezzaroma al Corriere dello Sport:
Presidente Mezzaroma, domenica col suo Siena affronta la Roma. Vive la stessa attesa delle altre volte?
«Per noi è una sfida salvezza, quindi come tutte le altre. Ormai le nostre partite sono tutte uguali, servono per mettere insieme punti preziosi per restare in serie A».
Sì, ma stavolta c’è di mezzo la Roma…
«Roma è la mia città, ci sono nato e cresciuto. E quando cresci a Roma a un certo punto devi fare una scelta: seguire o no il calcio, ed è difficile restare insensibili».
Mezzaroma e Sensi: lo sa che per i tifosi giallorossi è un binomio che conta parecchio?
«Sì, lo so. Ancora una volta è Sensi contro Mezzaroma… (ride, ndr). Scherzi a parte, Roma-Siena è anche la sfida tra i figli dei due imprenditori romanisti che, ormai diciassette anni fa (nel 1993, ndr), presero a cuore le sorti del club giallorosso».
E qual è oggi il rapporto tra voi?
«Con Rosella è ottimo. Non un rapporto profondo e assiduo ma veramente buono».
Vi conoscete da anni: lei a quell’epoca diventò consigliere e responsabile del settore giovanile della Roma…
«Vero, anche se Rosella nel ‘93 era meno presente. La storia dei nostri padri è quella di due caratteri forti che, inevitabilmente, a un certo punto si scontrarono. Ora c’è questa sfida tra i figli: noi siamo più… assennati (ride ancora, ndr), e il duello è solo sportivo, quello del campo insomma».
Allora tornare all’Olimpico non le farà alcun effetto?
«La differenza tra la Roma e il Siena è che il Siena ora è la mia squadra, mia in senso vero e proprio, visto che ne sono il proprietario. Quindi per me ora conta solo la causa bianconera. Sarò emozionato per le aspettative legate alla mia squadra».
Causa importante, si è preso una gran bella responsabilità lo sa?
«Dai tempi di mio padre alla Roma non sono più andato allo stadio in maniera assidua, non pensavo un giorno di poter rientrare nel calcio, un mondo che non mi affascinava. Ma l’impegno che ho preso con il Siena e i suoi tifosi è serio, l’ho fatto mio fin dal primo giorno. E’ un progetto affascinante in cui credo, per questo ho accelerato la chiusura dell’affare: avrei voluto chiudere anche prima».
E’ partito con la squadra ultima in classifica. Non pensa sia un progetto difficile già in avvio?
«Ero preparato alle difficoltà ma per carattere mi piacciono le sfide, amo giocarmela. Devo dire che ho ricevuto una grande accoglienza, ho trovato una piazza animata da grande passione per la propria squadra. La tifoseria è molto “calda”, ragiona molto con il cuore. Ora però, ci vorrà anche un po’ di razionalità perché i club di calcio sono aziende vere e proprie e i conti alla fine hanno tanti zeri: serve equilibrio gestionale. Sono abituato a costruire i palazzi e se le fondamenta non sono buone… Io cerco un progetto capace di durare negli anni».
E il piano per lo stadio?
«Qui il calcio è inteso ancora alla vecchia maniera, si va allo stadio con la famiglia, a fare il tifo con tranquillità e questo spirito mi piace. Sto lavorando per costruire qualcosa di importante per la gente. E poi il campo di allenamento per la squadra. Un piano che parla anche di qualità della vita del pubblico senese, indipendentemente dalla serie in cui giocheremo l’anno prossimo».
A proposito: come si salva il Siena?
«Ho chiesto a tutti di ridurre al massimo il margine di errore, ci vogliono serenità, applicazione e tanta attenzione. Non ho fatto grandissime promesse, sono stato me stesso e parlato di cose concrete come lo spirito di gruppo. Certo che ci vorrebbe anche un po’ di fortuna visto che ne abbiamo avuta poca finora».
Perché?
«Non siamo mai riusciti a schierare la squadra titolare, al primo errore veniamo puniti, domenica a Roma saremo senza centrali difensivi. Anche la fortuna fa la sua parte».
Ma se non fa risultato a Roma Malesani salta?
«Nel calcio per dare la scossa si cambia il tecnico perché cambiare quindici giocatori è più difficile. Io non amo cambiare in corsa. A Roma sarà un esame duro per noi: vorrei vedere un bel cambio di marcia, poi valuterò. Piuttosto sarebbe importante chiudere domani (oggi, ndr) qualche affare al mercato di Milano».
Ma è vera questa storia che da ultimi in classifica vi siete sentiti rispondere “no” da qualche giocatore?
«Nel calcio, come nella vita, servono gli attributi. E comunque ho usato i rifiuti per spronare i miei: “Questi ci hanno detto no perché ci credono spacciati, dimostriamogli chi siamo!”».
Torniamo alla Roma: che cosa ha portato Ranieri per la rinascita?
«Arriva un momento in cui bisogna cambiare. E in più credo che Ranieri si sia portato una dose di entusiasmo enorme. Ricordo quando nel ‘93 con mio padre e Sensi facemmo firmare Mazzone, vidi gli occhi di Carlo: credo Ranieri provi più o meno le stesse sensazioni a sedere su quella panchina ».
Lo scudetto chi lo vince?
« L’Inter, ma spero prima dell’ultima giornata visto che giocherà con il Siena (ride, ndr)».
E la Champions?
« Tifo per un’italiana, servirebbe al nostro calcio. Posso dire però che tra quelle in gioco a Siena si fa poco il tifo per la Fiorentina…».