Da Il Romanista:
Cesare Bovo preferisce non rilasciare interviste. La situazione, a Palermo, è piuttosto delicata e quindi meglio lavorare in silenzio. Soprattutto perché la sfida di sabato contro la Roma rischia di essere, per il centrale rosanero, una partita diversa dalle altre. Lo era già in passato, quando si trovava ad affrontare la squadra in cui è cresciuto. E lo sarà ancora di più adesso, che rischia seriamente di tornare a Trigoria al termine di questa stagione. Contatti ci sono già stati: Sabatini, la scorsa settimana, ha incontrato il suo procuratore, Franco Zavaglia, e pure se la versione ufficiale dice «che non abbiamo parlato di Bovo» la verità è diversa. Si tratta sulla base di un triennale, che il giocatore accetterebbe di corsa, considerando che tornare a Roma, dopo essere andato via definitivamente nel 2006, rappresenterebbe per lui una rivincita enorme. Il suo contratto scade nel 2012, per convincere Zamparini potrebbero volerci dai 5 agli 8 milioni, con la volontà del giocatore a fare da perno decisivo per la partenza. Magari per conquistare, stavolta da protagonista, quello scudetto che a Roma manca ormai da 10 anni. C’era infatti anche lui, nella rosa della squadra campione d’Italia: Galbiati, che lo aveva seguito negli Allievi, lo fece inserire nella lista dei convocati per il ritiro precampionato, Capello lo portò un paio di volte in panchina. Il giorno di Roma-Parma era maggiorenne da sei mesi, visto che è nato nel gennaio dell’anno santo del 1983: troppo giovane per sperare di esordire in quella squadra, ma pronto a festeggiare con i compagni più grandi, convinto che prima o poi le gioie romaniste sarebbero arrivate anche per lui. Così succede, l’anno successivo, ma solo in Coppa Italia, a Brescia, in quello stesso stadio dove, nove anni prima, aveva esordito Francesco Totti. La squadra è allo sbando, il Brescia, che aveva già ipotecato la finale di Coppa Italia espugnando l’Olimpico, conduce per due a zero, Zebina è stato espulso a metà primo tempo, e Capello si decide a fargli giocare trenta minuto al posto di Guigou. La speranza di far meglio nella stagione successiva fu spenta dalla cessione al Lecce, ma la delusione vera arrivò due anni dopo. Quando il biennio in Salento si era concluso in modo trionfale e aveva pure vinto in campionato Under 21, la Roma preferì puntare su Ferrari. E come è andata, lo sanno tutti. Torna poi alla Roma per un anno, ma il feeling con Spalletti non sboccia mai (a volte viene schierato anche terzino) e quindi si convince ad abbandonare definitivamente la squadra per cui faceva – e fa – il tifo. Tanto che, in un’intervista al Romanista del 2005, dice: «Io, oltre che romano, sono tifoso della Roma, giocarci è un sogno, quello da bambino: quando stai in campo metti quel qualcosa in più che in altre squadre non trovi. A casa mia siamo tutti romanisti, tranne mia moglie che ho conosciuto a Parma». Insieme a Bovo, non è escluso che a Trigoria possa arrivare anche Simon Kjaer. Più giovane rispetto a Cesare, ha 22 anni, è anche più caro, ma se il Wolfsburg dovesse fallire completamente la stagione, non ci penserebbe un attimo a tornare in Italia dopo che, la scorsa stagione, era stato una delle sorprese del Palermo. Sabatini, per questo, lo conosce benissimo ed ha tutte quelle caratteristiche che gli piacciono: giovane, di talento, cattivo quanto basta, bravo in marcatura e nell’anticipo e capace, quando serve, di tentare anche sortite in attacco. (…)