Da Il Corriere dello Sport:
Sbaglia anche Arséne Wenger. Sì, il santone dell’Arsenal, uno dei più bravi tecnici al mondo, il più bravo in assoluto per capire prima degli altri in chi sia nascosto il talento del calcio. Era arrivato in anticipo pure su Jeremy Menez, il parigino che sabato sera ha illuminato l’Olimpico con giocate che voi umani non potete capire. In Francia, peraltro, questa faccia un po’ così, aveva già l’etichetta del predestinato, stella di tutte le nazionali giovanili, capace di far sedere in panchina un certo Benzema, paragoni che possono pesare, la nuova luce di un calcio francese che non poteva non pagare dazio all’adieu di Zinedine Zidane. Che Wenger fosse arrivato prima, lo aveva scoperto con largo anticipo proprio la Roma quando cominciò a seguire con crescente interesse il ragazzo francese che deliziava i pochi intimi del Principato di Monaco.
La segnalazione a Trigoria fu fatta da Daniele Baldini, vice di Spalletti, segnalazione che trovò terreno subito fertile nel ds Daniele Pradè. Menez fu seguito con costanza per diversi mesi, poi viaggio a Montecarlo, sede del Monaco, primo contatto, la scoperta di un precontratto già firmato con l’Arsenal, la conferma che il Barcellona era pronto a intervenire, la richiesta secca di venticinque milioni di euro, prendere o lasciare. La Roma non ha lasciato. Sfruttando una sfortuna del parigino cresciuto nelle banlieues, problemi di pubalgia, la scelta di andare in sala operatoria, i dubbi di Wenger che ha fatto decadere il precontratto, il Barcellona che non si è fatto più sentire probabilmente per gli stessi motivi dell’Arsenal, la Roma che ha insistito con il Monaco, trattativa estenuante, il Monaco che piano piano calava la valutazione, fumata bianca a dieci milioni e mezzo, contratto di cinque anni al ragazzo a partire da un milione e trecentomila euro netti, clausola da venticinque milioni dopo due anni (cioè alla fine di questa stagione) per andare, se volesse, via.
Cosa, però, che dopo la partita con l’Udinese, da queste parti non vuole più prendere in considerazione nessuno. Anche perché quella faccia un po’ così il prossimo sette maggio compirà soltanto ventitré anni, il futuro può essere solo suo. Intanto ha messo comunque un’ipoteca pesante sul presente di questa Roma, uomo in più per questo finale di campionato che, pure dopo il pareggio di ieri del Milan, per la squadra giallorossa potrebbe essere eccitante come mai nessuno avrebbe immaginato. Quello che Menez ha messo insieme nella partita contro l’Udinese, sostituito da Ranieri nel finale solo per regalargli una strameritata standing-ovation, è roba che altri calciatori non ce la fanno in un’intera carriera. Questo è Menez, un diamante come lo ha definito Claudio Ranieri che sul ragazzo francese sta lavorando duro da quando è sbarcato a Trigoria, tra carota e bastone nella speranza di poter sfruttare il talento di un ragazzo che a vederlo così sembra aver litigato con la vita. Ha radici nelle dure periferie parigine, quelle finite in prima pagina per la rivolta degli abitanti, i suoi amici sono gli amici della per la rivolta degli abitanti, i suoi amici sono gli amici dell’infanzia, ragazzi che spesso vengono a trovarlo nella sua casa romana dove quasi sempre c’è pure la fidanzata di Menez, una casa nella periferia Sud della Capitale, in un condominio che vede tra gli abitanti pure la famiglia Mexes e quella di Faty. Nel tempo libero è un ragazzo a cui piace, come a tutti, divertirsi, grande appassionato di musica, in particolare hip-hop e rap francesi, testi duri, l’esatto contrario della dolcezza del suo calcio, il calcio di uno che ha tutto per diventare un campione. Ora anche Roma lo sa.