Dalla Gazzetta dello Sport:
Quando sta per andare agli archivi l’ennesima rimonta subìta, proprio il ribelle, quello che non guardava negli occhi Ranieri, quel che pare si tirasse indietro e veniva fischiato dai tifosi anche se usciva in barella, inaugura nel migliore dei modi i dieci giorni che decideranno il futuro della Roma. Pizarro segna all’ultimo respiro il rigore che condanna, forse immeritatamente, un discreto Lecce. Se l’è conteso con Borriello, che se l’era procurato con quella zuccata finita sulle mani dello sfortunato Munari. Ha deciso di tirarlo, ha segnato ed è andato a festeggiare sotto la curva dei pochi tifosi venuti a Lecce. E così la Roma può guardare con un certo ottimismo alla sfida Champions con lo Shakhtar e al derby di domenica.
Buon Vucinic – Le buone notizie finiscono più o meno qui. In un primo round caratterizzato da un ritmo lento e triste come un fado e giocate non proprio da serie A, la Roma del nuovo corso Montella ha mantenuto una leggera supremazia, grazie anche alla prudenza di un Lecce schierato con un 4-1-4-1 con Jeda isolato come un orso bianco là davanti. Troppi giocatori fuori forma, da Riise a Perrotta a Taddei. Soltanto Vucinic, il grande ex che ha moglie e casa a Lecce, ha mostrato cose degne. Come il colpo da biliardo d’esterno destro, con finta a Rispoli e Gustavo, con cui ha beffato Rosati, senza esultare. Dall’altra parte Oliveira lottava da solo contro tutti: ha fatto partire almeno tre sassate da fuori finite a lato di poco.
Paura rimonta – Nel secondo round poi è subentrato, puntuale, il braccino. Il fantasma delle nove rimonte subite ha fatto capolino, la Roma è apparsa subito meno lucida e ha subito l’offensiva dei leccesi che nel frattempo con l’ingresso di Corvia avevano un vero centravanti da pescare in area. Proprio da lui arriva l’azione più pericolosa: zuccata che Doni con una prodezza devia in angolo. Dagli sviluppi Perrotta tocca con la mano in area ma Donati o non vede o non se la sente di dare il rigore che ci poteva stare. Tra l’altro c’era già stato un mani di Juan in scivolata nei primi 45’, ma meno volontario. Incapace di reagire, la Roma ha sofferto fino a prendere il gol del pari, con un preciso colpo di testa di Giacomazzi su cross di Munari.
Mossa rischiosa – De Canio era talmente convinto di poter completare l’opera che ha inserito, subito dopo il pari, Chevanton per Rispoli, schierando dunque il tridente. Mossa risultata azzardata, perché la Roma ha ripreso fiato e senza fare sfracelli si è riportata avanti. Alla fine, ha trovato il rigore su quel cross di Perrotta e la testata di Borriello, in verità innocua, su cui Munari ha commesso l’unico suo errore. Con Montella sono 7 punti in 3 gare, e fare gol negli ultimi minuti al posto di prenderlo è un ottimo segnale. Ma a Donetsk ci vorrà molto più che una prestazione del genere.