Lazio-Roma, Ranieri tra Kipling e Al Pacino

di Redazione Commenta


 Da La Gazzetta dello Sport:

Trovare la formula giusta per il cocktail del derby romano è arte di raro equilibrio. Ranieri propone la sua affidandosi a tanta pretattica, buone dosi di saggezza, un po’ di Kipling, una spruzzata di Pacino, un tocco di scaramanzia e un aroma testaccino. Una precauzione però è d’obbligo: servire gelido, perché il Divo Claudio ha le idee chiare: «Voglio una Roma senza sentimenti». Sfavoriti Non facile, soprattutto quando l’allenatore vede una sciarpa azzurra in sala stampa e commenta: «Mannaggia, proprio di quel colore…». Risate quasi liberatorie, visto il veleno che circola nelle vene di una città ammalata di calcio. Attenzione, però: Ranieri non sarà mai uno zemaniano, di quelli destinati a predicare invano come sia «una partita come tutte le altre». «No, è una partita diversa: siamo primi e c’è il derby. Dobbiamo vincere». Dall’alto della posizione in classifica non ci dovrebbe essere corsa.

«E invece la squadra che sta meglio in classifica non è la favorita. E poi i tifosi laziali sono andati a Formello e hanno chiesto di salvare la stagione nel derby. Per questo stavolta non ci sono favoriti. La loro formazione? Giocano sempre col 3-5-2, ma a Bologna hanno vinto col 4-3-3. Magari a Reja viene l’acquolina in bocca…»… Impressioni? Ranieri vorrebbe una Roma fredda e calda. Da un lato stempera, citando Rudyard Kipling e la sua celebre poesia «Se» («Vittoria e sconfitta sono due facce di una stessa medaglia»), dall’altro invece non nega di tenere discorsi d’assalto alla Al Pacino in «Ogni maledetta domenica» («ma li vengo a dire a voi?»). Come dire, l’equilibrio è un filo sottile da percorrere alla vigilia di una sfida del genere. «anche se vorrei che fosse una festa, una bella serata di sport con famiglie e bambini». Per questo risponde con rara onestà quando gli si ricorda le «citazioni» di alcuni giocatori laziali fatte a inizio settimana nei confronti di Totti. «Lo avrei fatto anche io a parti invertite. Fa parte del gioco del derby». Un gioco duro. In cui alla fine alla fine, inevitabilmente, qualcuno si farà male.


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