Senza Francesco Totti, squalificato, tocca a Daniele De Rossi sventolare la bandiera della romanità visto che – analizzando i titolari annunciati di Lazio e Roma – di altri romani non ce ne sono. Da La Gazzetta dello Sport:
Più unico che raro, possibile? C´era una volta il derby dei romani de Roma, più o meno veraci, più o meno signori, centrali o periferici, pariolini o borgatari. Duelli nobili e risse da saloon. C´erano i Bernardini e i Ferraris IV, De Sisti e Giordano, Di Bartolomei e Manfredonia, Giannini e Di Canio, Di Biagio e Peruzzi, Totti e Nesta. Oggi, i 22 in campo rappresentano due continenti e dieci nazioni: nove italiani, tre brasiliani, due argentini, due francesi, un uruguaiano, un cileno, uno svizzero, un norvegese, un montenegrino, un romeno. E un solo romano, Daniele De Rossi da Ostia, dove la città incontra il mare. Sulle panchine, Claudio Ranieri da San Saba e Giovanni Lopez, il vice Reja, da Val Melaina, quartiere popolare e cinematografico, Vittorio De Sica ci girò Ladri di biciclette. “Lo hanno rimasto solo “, direbbe il grande Gassman: Daniele De Rossi oggi ha un motivo d´orgoglio e una bella responsabilità, sarà il primo derby da capitano per lui. De Rossi il derby lo mastica poco, si ricordano più eccessi di nervosismo che cose belle. Lo sente, lo assorbe, lo soffre. Ad aprile, visse due derby distinti: giocatore nel primo tempo, tifoso nella ripresa, a braccetto con Totti, e la Roma spiccò il volo. “Sentivano troppo la partita, così li ho tolti, semplice no?”, spiegò Ranieri. Oggi sarebbe più complicato, sarebbe come privare del derby tutta la città.