Per se stessa e per gli altri. La Roma rilancia la sua stagione e accorcia la classifica del campionato vincendo un derby che, come sempre, ha lasciato tante polemiche nella coda. Gli episodi sono stati importanti: la Roma ha segnato due volte su rigore, la Lazio ne ha chiesti almeno due non concessi, è stato annullato un gol di Greco per millimetrico fuorigioco di Borriello, Fabio Simplicio e Foggia hanno colpito due traverse a portieri strabattuti. Al di là dell’infelice giornata dell’arbitro Morganti e dei suoi assistenti — il rigore non fischiato per fallo di Riise su Mauri è preceduto da un netto fuorigioco di André Dias; prima del rigore fischiato per fallo su Julio Baptista c’è un fallo del romanista su Lichtsteiner — il risultato è comunque giusto. Perché la Lazio, soprattutto nel primo tempo, non ha giocato con la personalità che si richiede a una capolista e perché la Roma non ha sofferto né le fatiche del mercoledì europeo a Basilea, né le tante assenze (Totti, Juan, Pizarro, Taddei), né le precarie condizioni di Menez, che ha alzato bandiera bianca dopo 40’. La Roma ha dovuto mettere in campo Greco — che in carriera aveva giocato 46’ minuti in serie A quando era ancora un pupo —, Brighi fresco di infortunio e Nicolas Burdisso con la caviglia ancora gonfia e previa puntura di antidolorifico. La grinta dell’argentino è stata il simbolo di una gara che la Roma ha voluto vincere molto più della Lazio. Tutti i giallorossi hanno portato un contributo alla causa: l’ex desaparecido Fabio Simplicio ha provocato il primo rigore (mani di Lichtsteiner) e colpito una traversa; Greco e Brighi hanno innescato le azioni da cui sono nati i due tiri dal dischetto; Julio Baptista ha tolto i patemi finali con una delle sue rare giocate giallorosse. Il migliore in campo è stato però un habitué del derby, Mirko Vucinic, che ha dedicato il gol al piccolo Alexandar, nato il 1° novembre.
Grande Roma, la Lazio rimane a bocca asciutta
di 8 Novembre 2010Commenta