Difficile dire al momento se sarà l’uomo delle rimonte, anche se i precenti vanno tutti in questo senso. Di certo Ranieri a Roma è l’uomo del derby, partita che finora non ha mai sbagliato. Terzo successo in altrettante stracittadine che lo cementano, qualora ce ne fosse stato bisogno, sulla panchina giallorossa. È il paradosso di Roma, una città nella quale solo un paio di settimane fa era partito il toto-allenatore, erano spuntati (nemmeno troppo a caso) i nomi di Lippi prima e Leonardo poi: ballotaggi su misura portati a spingere lontano l’allenatore in carica e aprire l’ennesima crisi irreversibile (scena purtroppo già vista). Ora, dopo i dieci punti conquistati nelle ultime quattro partite, Ranieri è tornato ad essere l’imperatore giallorosso: intoccabile anche per i tifosi che lo avevano messo, seppur parzialmente, alla gogna. Ha tenuto duro nei momenti difficili alzando i toni e accusando di sentirsi un po’ come un «pianista sul quale ci si diverte a sparare». Adesso è passato dall’altra parte del «piano» e viene celebrato anche per quanto fatto e detto nel contorno dell’ennesima stracittadina vinta. Già, perché per una volta Ranieri ha svestito, almeno per qualche breve apparizione, i panni del signore tranquillo e ben educato che indossa abitualmente firmando slogan come «Lazio fuoco di paglia, proviamo a bruciarlo» prima del match e «godiamo come ricci» subito dopo: proprio mentre il popolo laziale era lì a leccarsi le ferite e recriminare per un arbitraggio «ruvido».
La Roma è tornata
di 9 Novembre 2010Commenta