Le ripetitive modalità delle sconfitte in trasferta fanno diventare tali anche le analisi del post gara. Gli stessi difetti e l’incapacità di reagire viste in passato rendono ancora più amaro il ko dello Juventus Stadium, che è la fotografia della stagione della Roma fuori dall’Olimpico.
Anche questa volta nel momento della verità la squadra è mancata, sciogliendosi sotto i colpi di Juventus, sorpresa da tanta arrendevolezza romanista.
Dopo solo 8’ la partita contro la formazione di Antonio Conte è già finita grazie alla doppietta di Vidal, la cui seconda rete è viziata da un fallo all’inizio dell’azione di Quagliarella non visto dall’arbitro Bergonzi.
Bergonzi che al 28’ espelle ingiustamente Stekelenburg per un fallo su Marchisio, considerando la chiara occasione da gol. Il cartellino rosso è ingiusto, non il rigore, che viene parato dal subentrato Curci, che però è battuto dal tap-in di Pirlo. Nella ripresa Marchisio completa la festa per il 4-0 finale.
Come se non bastasse questo un capitolo a parte lo merita Luis Enrique, che arretra De Rossi in difesa, inserisce Perrotta dopo mesi a centrocampo ed esclude Totti. Già sembra paradossale che in un match così importante, il tecnico asturiano lasci fuori il giocatore; ancora di più lo è la giustificazione a fine gara:
“Ma se vi ricordate la partita di Coppa Italia, lui giocava e abbiamo comunque perso 3-0. Questo è un discorso facile da fare dopo una sconfitta. Io pensavo che sarebbe stata una partita fisica, il livello dei calciatori della Juve è altissimo e noi dobbiamo giocare quattro gare in otto giorni. Per questo pensavo fosse meglio lasciare Francesco in panchina. Non dimentichiamoci che Pjanic è comunque un trequartista e non un interno, da interno ha giocato Perrotta. Il problema è che dopo otto minuti era già finita. Dopo la partita si può dire di tutto, ma il mio pensiero resta questo”.
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