Da La Gazzetta dello Sport:
Alla ricerca del tempo perduto (Proust). I passi perduti (Carpentier). Chi si ferma è perduto (film con Totò). Letteratura e cinema hanno celebrato il tempo che scorre: la storia di Julio Sergio Bertagnoli, il portiere della Roma che ha prolungato il contratto fino al 2014, è un romanzo da grande schermo. Tre anni al buio, uno da protagonista.
Che cosa rappresenta questo contratto?
«È il riconoscimento al mio lavoro. Sono a Roma da quattro anni e per tre non ho giocato. Prima c’è stata la fiducia nell’uomo, ora c’è anche la fiducia nei confronti del portiere».
Ha mai pensato che la definizione di miglior terzo portiere del mondo coniata da Spalletti fosse una presa in giro?
«Non ho mai capito che cosa volesse dire. In quel momento ero il terzo e mi dicevo “mah, meglio il miglior terzo portiere del mondo che niente”».
Trascurato per tre anni, poi a sorpresa titolare in Roma-Juventus, l’ultima gara di Spalletti: che successe quel giorno?
«Incrociai Spalletti a Trigoria. Mi chiese: “Sei pronto?”. Risposi: “Sì, come sempre”. Alla riunione tecnica, annunciò che avrei giocato. Qualcuno fece la battuta “ce l’hai i guanti?”.
Arriva Ranieri e lei diventa titolare: che cosa è cambiato?
«Mi sono trovato bene con i suoi metodi e con il preparatore dei portieri, Pellizzaro».
Che cosa non funzionava più tra Spalletti e la Roma?
«Posso dire che cosa funziona con Ranieri: parla poco e in modo schietto. In campo, cura molto la fase difensiva».
Quanta voglia ha di recuperare i tre anni buttati via?
«Non sono anni persi. Mi hanno insegnato a vedere cose di cui prima non mi accorgevo».
Quando decise di fare il portiere?
«Il giorno che mi portarono in una scuola calcio, la Palestra Italia. Vidi come si allenavano i portieri e scelsi quel ruolo».
Che idea si è fatto dell’Italia?
«Mi piace da morire, ma rispetto al 2006 la situazione mi sembra peggiorata».
È giusto lo scudetto dell’Inter?
«L’Inter ha una rosa impressionante. Aveva un ottimo allenatore. Era la più forte, ma noi abbiamo fatto una grande rimonta».
Che cosa perde il calcio italiano con l’addio di Mourinho?
«Mourinho è un personaggio particolare, ma il calcio italiano sopravviverà».
La Roma si rinforzerà?
«Mi aspetto una Roma competitiva. C’è la Champions».
Adriano è una scommessa?
«Non conosco Adriano, ma se viene a Roma, significa che vuole rilanciarsi».
Doni è riserva nella Roma e va al mondiale. Lei è titolare nella Roma e va in vacanza.
«Io vado avanti per la mia strada. Se poi Dunga mi chiamerà, tra due mesi o due anni, andrò volentieri in Nazionale».