Dal Romanista:
A parlare, negli spogliatoi del Bentegodi, è stato Juan. Nessun discorso lungo o strappalacrime ai compagni, già abbastanza provati per uno scudetto sfuggito sul filo di lana al termine di una rincorsa incredibile. Il brasiliano ha detto «bravissimi tutti, davvero. Se vedemo – testuale – ad agosto». Gli altri hanno ascoltato, nessuno ha replicato ma tutti hanno apprezzato. Perché il sosia di Denzel Washington – almeno secondo tre quarti del gruppo romanista – è uno di quelli che contano nello spogliatoio, un leader silenzioso ma che quando parla viene ascoltato da tutti. Come in campo. Dove ha disputato una stagione fantastica, superando tutti quei problemi fisici che, negli anni scorsi, l’avevano visto talento indiscusso ma troppo fragile e mai continuo. Adesso, però, Juan ha momentaneamente accantonato i pensieri giallorossi. Legatissimo alla Nazionale, di cui è vice capitano, è volato in Brasile lunedì per rispondere alla chiamata di Dunga e ha subito rilasciato alcune dichiarazioni. Di carica. Perché un popolo come il Brasile, dopo il flop del 2006, vuole a tutti i costi vivere un Mondiale da protagonista. «Cominciamo un’altra battaglia – ha detto – e sono convinto che faremo un grande torneo».