Da Il Messaggero:
Gesti indimenticabili che ritornano alla mente, come se fossero dei veri e propri flashback. Colpi di tacco improvvisi, correre e un po’ ciondolare e inserimenti che fanno emozionare, tornare indietro nel tempo e far venire qualche lacrimuccia.
Siamo intorno alla mezzora e l’Olimpico si sofferma qualche secondo, esclamando un “ohhhh” di meraviglia. Juan è appena uscito dall’area di prepotenza, sdradicando il pallone a Maccarone, avanza e di tacco serve Riise. Per un attimo, solo un attimo ai trentamila tifosi della Roma presenti, è sembrato di vedere Aldair. Leggera sfregatina agli occhi e tutto torna reale e vero: ma no è Juan. A tutti, però, per qualche secondo, e non da ieri, è parso di rivedere Pluto Aldair, il brasiliano che per tredici anni, dal ’90 al 2003, ha giocato e fatto meraviglie nella Roma, pur essendo un difensore centrale. Ecco, proprio come Juan che ieri a fine partita è stato salutato dai sostenitori di fede romanista come se avesse fatto un gol. Proprio come accadeva ad Aldair.
Juan Silveira dos Santos, brasiliano di Rio de Janeiro, quasi diventa rosso quando gli riportano questo strano stato d’animo dei tanti tifosi romanisti che in lui rivedono l’ex difensore. «Aldair è stato un grande campione, ovvio che mi fa piacere e mi inorgoglisce essere accostato a uno come lui. Ma credetemi non possiamo essere paragonati, anche perché lui ha fatto tredici anni nella Roma e ha vinto un Mondiale. Io devo fare ancora tanta strada».
Intanto però con la Roma qualche bella soddisfazione se la sta togliendo, soprattutto in questa stagione dove sta giocando con una certa continuità: «Ho trovato una persona che ha capito il motivo dei miei infortuni, lui e i medici della Roma hanno lavorato alla grande. E’ stata una vittoria fondamentale e poi sono strafelice per Stefano, un bravo ragazzo e uno che diventerà un grande campione: mamma che gol ha fatto».