Dal sito della Signora in Giallorosso (www.lasignoraingiallorosso.it)
Il 2010 potrebbe essere l’anno dell’addio della famiglia Sensi alla Roma. Nell’ambito dell’arbitrato che sta vedendo protagonisti Italpetroli e Unicredit, si sarebbe preso atto dell’impossibilità di trovare compratori in tempi idonei e con modalità soddisfacenti per la maggior parte degli asset appartenenti alla compagnia petrolifera. Come se non bastasse, il valore complessivo di questi asset, pur non rilevato attraverso perizie richieste in seno al procedimento extragiudiziale, non sarebbe sufficiente a soddisfare i requisiti necessari ad escludere l’As Roma dal novero dei beni individuabili a garanzia del credito che le banche vantano nei confronti di Italpetroli. La società calcistica capitolina, sia per situazione finanziaria, sia per caratteristiche di mercato, è il bene che potrebbe essere venduto con più facilità e con maggiore soddisfazione della percentuale di debito da saldare: per questo Unicredit sta forzando proprio sui tempi di rientro dell’esposizione debitoria con l’indicazione della Roma come asset privilegiato. L’unica speranza per i Sensi di mantenere il club è di riuscire a posizionarlo in fondo alla lista dei beni da dismettere, trovando poi il modo di vendere in tempi rapidi e a determinate condizioni quelli rientranti nella attuale disponibilità della capogruppo; ipotesi che, tuttavia, allo stato delle cose appare di difficile realizzazione. Anche una mancata conciliazione, che permetterebbe di guadagnare ulteriore tempo per il protrarsi della procedura arbitrale (per risolvere la controversia, in presenza di impugnazioni di parte, servirebbero mesi), cela incognite che destano più di qualche preoccupazione in seno alla famiglia Sensi (ma il discorso, in questo caso, è estensibile anche alla banca di Alessandro Profumo).
Tuttavia, nonostante l’infittirsi degli incontri tra i legali di parte e l’avvicinarsi della scadenza del 5 luglio (data del terzo ed ultimo tentativo conciliativo fissato dal professor Cesare Ruperto in sede di arbitrato), Italpetroli e Unicredit non hanno ancora trovato un accordo per la definizione della querelle sul debito.