Enzo Bearzot cerca di seguire il percorso che porta a eventuali analogie tra i Mondiali dell’Italia 1982 e i 23 del Sud Africa alle dipendenze di Marcello Lippi. In realtà, in più di una occasione si è cercato di riproporre (per lo più in maniera scaramantica) il parallelismo tra quegli e questi Azzurri; tra quei e questi pareggi. Ma Bearzot, intervenuto a La Gazzetta dello Sport, non vede molti elementi di comunanza nè ritiene si possa in realtà proporre alcuna analogia. Testuale:
Bearzot, gli azzurri si aggrappano al precedente dei pareggi nel 1982: trova analogie?
“Non capisco che cosa centri la situazione di oggi con quella di allora. E’ diversa, è assurdo fare paragoni per tanti motivi”.
Quali sono le differenze?
“Il valore degli avversari, in primo luogo. Noi avevamo fatto 0-0 all’esordio con la Polonia, che aveva Boniek ed era una signora squadra. Il Perù non era niente male e il Camerun con noi è riuscito a pareggiare per caso. Non scherziamo per favore, il passato è molto diverso dal presente”.
Ma almeno può concedere a Lippi la speranza che la storia si ripeta?
“Se la storia si ripetesse davvero, poi troverebbe Argentina e Brasile. Non so se gli converrebbe”.
Anche Maradona ha ricordato il Mondiale 1982, dicendo che l’Italia non muore mai…
“Ha ragione. Tutti ci temono, perché sanno che l’Italia dopo la prima fase si trasforma”.
Nel 1982 scattò il silenzio stampa: fu la molla per tornare a vincere?
“Il silenzio stampa fu una scelta dei giocatori che si sentirono offesi per alcune critiche e illazioni, ma non fu il motivo dei nostri successi. E ne approfitto per ricordare che io parlavo tutti i giorni, tanto è vero che alla fine ricevetti un premio dalla stampa internazionale per la mia disponibilità”.