Da Il Corriere dello Sport:
Ranieri, come ha trovato i giocatori alla ripresa degli allenamenti? «Dispiaciuti. Ma ho ricordato loro che hanno fatto una stagione eccellente. Quando sono arrivato avevo chiesto una cosa: lottare sempre, fino alla fine. Il frutto di questa filosofia sono stati i ventiquattro risultati utili consecutivi. Qualcosa di straordinario. La squadra non ha mai perso questa caratteristica. Non lo dico adesso. Non l’ha persa neppure contro il Panathinaikos, quando siamo usciti dall’Europa League. Contro i greci abbiamo sbagliato dieci minuti all’andata e dieci al ritorno, ma anche allora abbiamo lottato fino in fondo. E lo stesso abbiamo fatto contro la Sampdoria. Eravamo sul 2-1 e mancavano trenta secondi, provavamo ancora ad attaccare. E’ questo il segnale forte che vogliamo dare ai nostri tifosi. Sappiano che lotteremo fino alla fine, che finiremo la stagione con la coscienza a posto, convinti di aver dato tutto fino in fondo. Non avremo rimpianti. Il calcio è questo. Contro la Lazio avevamo giocato male il primo tempo, poi siamo migliorati e la dea bendata ci ha dato una mano. Contro la Samp abbiamo fatto un grande primo tempo, non siamo riusciti a chiudere la partita, abbiamo sbagliato diverse palle gol. Ma anche nel secondo tempo potevamo segnare ancora. Poi mettiamoci gli episodi che in altre circostanze ci sono costati due calci di rigore, che invece domenica l’arbitro non ha rilevato».
Sarà dura ripartire facendo finta di niente «Noi non molleremo niente, lo dobbiamo a questo pubblico meraviglioso. Pensi, la partita era finita da dieci minuti e ancora ci applaudivano. Ci hanno salutato con calore anche quando abbiamo lasciato lo stadio in pullman. I nostri tifosi devono stare tranquilli, la Roma lotterà fino alla fine».
Resta la delusione per una partita che la Roma aveva in pugno «E’ stata una partita stregata. Pensate al palo di Totti. Poi nella ripresa abbiamo avuto altre occasioni. Quella di Toni, il tiro di Riise, l’affondo di Vucinic. La Roma anche domenica ha fatto una grossa prestazione. Non è entrata in campo legata, ma sciolta, libera. Pazienza, questo è lo sport. Ci dobbiamo rialzare subito e lottare di nuovo. Stiamo costruendo questa mentalità, che è la nostra forza. Non dimentichiamo da dove siamo partiti. Sognavamo il quarto posto quando eravamo vicini alla zona retrocessione. Ora la Champions League ce la siamo assicurata, senza dover fare i preliminari. Con questo progetto, con la capacità di questa squadra di saper lottare partita dopo partita, potremo toglierci altre soddisfazioni».
Per lei è motivo di orgoglio aver trasferito alla squadra questa sua mentalità «L’ho detto ai ragazzi, io da calciatore non sono stato un supercampione, ma per superarmi mi dovevano ammazzare. Non discuto le qualità tecniche, quelle ci sono, ma tutti devono darmi la loro voglia di lottare».
Dopo aver guardato negli occhi i giocatori ritiene che ci credano ancora? «L’ho visto nell’allenamento. Crederci è una parola grossa. Ma non molliamo, lotteremo fino in fondo. Ma ora non dipendiamo più da noi».
Le lacrime di Mexes seduto in panchina sono la testimonianza di un grande attaccamento alla Roma. E questo vale anche per gli altri giocatori. «A Philippe glielo dico sempre, mi dispiace non farlo giocare, ma la coppia formata da Juan e Burdisso è cementata. Mexes è un grande, lo considero un titolare a tutti gli effetti, ogni volta che lo chiamo in causa risponde sempre presente. Per me è un pilastro della Roma. Il forte senso di appartenenza di questi ragazzi è un po’ il segreto di questa squadra. Si sentono un tutt’uno con la gente. Quado vedi l’Olimpico pieno come domenica come fai a non metterci tutto quello che hai?».
Si discute molto sulla questione arbitrale, sugli errori di Damato. La società ha preso una posizione forte nei confronti del direttore di gara di fede interista, che forse era meglio non mandare all’Olimpico. «Io resto dell’idea che gli arbitri possono sbagliare. Ci metto sempre la buona fede. Collina ha un gruppo di arbitri di personalità, autorevoli ma non autoritari».
Alla fine può restare il rimpianto di aver perso lo scudetto per gli errori arbitrali? «L’errore dell’allenatore, del giocatore e dell’arbitro lo devi calcolare e io da sportivo lo calcolo».
A Ranieri alla fine cosa resterà?«Ho messo un bel seme in un terreno fertile. Ora dobbiamo continuare a concimarlo, con passione e amore, quella che metto ogni giorno in allenamento».
Da qui si può ripartire. «Questo progetto è nato nel momento in cui è cambiato allenatore, ne è stato scelto uno con una filosofia differente da quello precedente. Ho cercato di trasmettere ai giocatori la mia mentalità, dare tutto se stessi per la squadra e lottare fino in fondo. Il seme che abbiamo messo potrà germogliare. I giocatori che arriveranno dovranno avere questa mentalità e dovranno dare una mano a quelli che ci sono. Vedremo quello che potremo fare, ma i giocatori che cercheremo dovranno avere caratteristiche caratteriali ben precise».
Il Menez delle ultime settimane è una sua vittoria? «Sono contento quando i miei giocatori riescono a tirare fuori il meglio. Eppure Jeremy non ci ha ancora fatto vedere tutte le sue qualità. Voglio ringraziare i suoi compagni, perché quando lo bastonavo lo facevo per farlo reagire per il bene della squadra e loro lo coccolavano e gli facevano capire che agivo in quel modo per il suo bene. Il Menez che stiamo vedendo è la vittoria squadra, del gruppo».
La Roma di questa stagione ha fatto vedere sprazzi di grande calcio. E’ la rivincita di Ranieri, che per un luogo comune abusato è considerato un allenatore molto pragmatico? ( Sorride) « Quando vincevamo in Spagna e in Inghilterra la gente si divertiva… Se da venti anni sono sempre stato ad alti livelli credo di aver fatto qualcosa di buono».
Domenica Totti è tornato al gol. «Il suo è un recupero importante. Ha disputato un primo tempo divino».
Sabato la Roma riparte da Parma, dove lei qualche anno fa ha fatto un mezzo miracolo. «La gente mi ha accolto bene già quando sono andato con la Juve. Troveremo una squadra tosta, con giocatori importanti, che ha raggiunto la salvezza con largo anticipo. Guidolin è un allenatore pragmatico. Ma la Roma in questo momento deve spingere sull’acceleratore».
Nel preparare la prossima partita, dovrà pensare anche alla finale di Coppa Italia, in programma quattro giorni dopo. «Non posso fare ragionamenti, pensare al turn over. Devo vincere a Parma, poi penseremo all’Inter».
Che stasera affronterà il Barcellona. «Sarà una grande partita, molto tattica, ma corretta. L’Inter avrà di fronte una grande squadra, ma ha il vantaggio dei tre gol dell’andata. Il Barcellona venderà cara la pelle, in senso sportivo. Però l’Inter che abbiamo visto all’andata o contro il Chelsea fa paura. Se vince la Champions League sono veramente contento. Non so se poi saranno meno affamati, ma mi farebbe piacere da italiano e perché una vittoria rivaluterebbe il nostro campionato».
Negli ultimi anni non è mai stato così incerto. «E’ molto interessante. C’è grande bagarre per ogni obiettivo».
Domenica sera anche lei farà il tifo per la Lazio? «Io faccio il tifo per il calcio e sono convinto che la Lazio farà una grandissima partita. Viene da una serie eccellente di prestazioni, anche contro di noi aveva fatto una buona prestazione».
Ranieri, per finire. Cosa si sente di dire ai tifosi della Roma dopo la delusione di domenica scorsa? «Non molleremo. Garantisco io».