Cristina Mazzoleni, Direttore di Pianificazione e Controllo degli Affari della società giallorossa è stata intervistata da La Gazzetta dello Sport:
Direttore, il mercato estivo si è chiuso con Zamblera, quello invernale si è aperto con Toni. Qualcosa è cambiato?
«Guardi, noi operiamo sempre al limite delle nostre possibilità. Toni è stata una scelta fatta per valorizzare ulteriormente il progetto tecnico. Tenga conto comunque che, ingaggi compresi, negli ultimi due anni abbiamo investito 60 milioni».C’è chi ha discusso il contratto di Totti: troppo oneroso?
«Al di là dell’aspetto storico e sentimentale, il legame ha dei ritorni d’immagine, di merchandising e di valorizzazione del marchio importanti».Sopra la Roma, però, c’è il macigno dei 400 milioni di debiti con le banche che grava sulla controllante Italpetroli.
«Noi abbiamo la nostra autonomia finanziaria che ci consente di avere i conti a posto».
Ma dal 2004 le trattative per la cessione del club, confermate dai vostri comunicati, sono state serie: Nafta Mosca, Inner Circle-Soros, Fioranelli.«Non vi ho mai partecipato direttamente, ma non ho mai avuto la sensazione di fine di un ciclo. Secondo me la famiglia Sensi resterà al timone».
Perché cedere la Roma è anche una questione «politica»?
«Certo, la Roma non è un’azienda comune, ma un patrimonio collettivo. In questo senso anche chi amministra è attento a ogni sviluppo».
Stadio e polemiche: non sarebbe stato meglio avere prima l’ok del Comune?«Abbiamo detto chiaramente che si trattava di un inizio di un percorso condiviso. Ora aspettiamo la legge, ma intanto stiamo lavorando».
Dia una ragione di ottimismo a un tifoso che pensa in grande.
«Le nuove norme che l’Uefa di Platini sta preparando vanno in direzione dell’autofinanziamento. Noi siamo pronti, tanti altri in Europa forse no».