“Faccio l’attore, non faccio il Libanese“. Francesco Montanari, capo della Banda della Magliana nella serie televisiva “Romanzo Criminale“, si confida ad AsRomaLive.com. Seduto al tavolino di un bar del Colle Oppio, con il Colosseo che gli protegge le spalle, ripercorre un anno denso di soddisfazioni. Di fronte alla sfida con il film di Michele Placido, i ragazzi della fiction hanno tenuto botta: il pubblico si è affezionato ai loro volti, alle loro vicende. Alle battute. Che decretano un successo, quando si rincorrono in città, tra le comitive, assieme al quesito: “Quando esce la seconda stagione?“. “Il prossimo novembre“, risponde Francesco, che nelle nuove puntate apparirà in flashback, dopo la morte del Libanese del 23 febbraio scorso.
Romanzo Criminale, per Montanari, è stata anche una “scuola per leader“: l’indole gli scorreva già nel sangue, il personaggio che ha interpretato lo ha aiutato a crescere. Dello stesso personaggio, vorrebbe “prima o poi liberarsi: è un obiettivo, nonchè un obbligo per tutti gli artisti, se non vogliono fare i conti in eterno con il primo ruolo che gli ha dato fama“. Almeno nella Capitale, però, Francesco deve aspettare: per i suoi fan è il Libanese. E’ il re della Banda della Magliana. Nonchè un’icona della romanità. Se poi si scopre che è anche tifoso romanista, viene spontaneo chiedergli:
Chi sono il Libano, il Freddo e il Dandy della Roma?
“Totti è il leader indiscusso, ma De Rossi ha la stessa stoffa. Se penso all’estro di Vucinic mi viene in mente il Dandy…”.
Ormai sei un esperto di “spogliatoi”. Qual è il segreto per tenere unito un gruppo?
“Serve un punto di riferimento. Serve un uomo, un capitano. Ecco, il Capitano… Poi viene l’allenatore. Il rapporto deve essere simile a quello che intercorre tra un re ed un generale di fronte alla battaglia. Nella Roma mi sembra che stia funzionando: Ranieri sta mettendo Totti nelle condizioni di guidare i suoi compagni. In definitiva, sono loro che sudano l’uno accanto all’altro”.
In una partitella sulla spiaggia, durante la prima serie di Romanzo Criminale, anche tu, il Freddo e il Dandy avete sudato insieme. Chi è il più bravo di voi con il pallone fra i piedi?
“Il più bravo stava nell’altra squadra! Giocare a calcetto è un mio hobby, ma devo ammettere che sono una frana. Per questo mi metto sempre in porta…”.
Con la morte del Libano, ti toccherà stare “in porta” anche nella prossima serie di Romanzo Criminale…
“Sono morto, ma ci sarò! Gireremo diversi flashback, alcuni già li abbiamo provati. Le riprese inizieranno ufficialmente a gennaio. Il prossimo novembre Romanzo Criminale sarà di nuovo in tv”.
Ti aspettavi un successo simile?
“Leggendo la sceneggiatura e conoscendo il regista, i colleghi e tutti quelli che hanno lavorato al prodotto, ho pensato che ci fossero le carte in regola per ottenere un ottimo risultato. Poi il successo è relativo. Magari poteva diventare un cult tra dieci anni. E’ anche vero che la televisione italiana oggi non offre tanti concorrenti: è in balia del falso perbenismo e dell’ipocrisia, per cui non è interessante. Soprattutto per quanto riguarda le fiction. Le serie americane hanno successo perchè sono prodotti pensati, sensati”.
Una certa critica, però, vi ha puntato il dito contro: dicono che istigate alla violenza.
“Un discorso vecchio quanto il mondo. Il male affascina più del bene: questo è un dato di fatto. Vampiri e lupi mannari piacciono più dei santi. Romanzando i fatti, è normale che i nostri ruoli risultino accattivanti. Ma se veniamo emulati, significa che esiste un problema a priori. C’è una patologia sociale”.
Nella tua interpretazione, in molti hanno riscontrato un crescendo: inizialmente hai pagato il confronto con Favino (il Libanese del film di Placido, ndr)?
“Per me Favino è un mostro. Sono suo fan, è normale che temessi il confronto. E’ stato importante, però, non rifarmi a lui. Altrimenti sarei andato incontro ad una brutta imitazione. Per quanto riguarda il crescendo interpretativo, è dettato dalla sceneggiatura: il mio personaggio aveva un focus, un picco, che arrivava tardi”.
La scena che ti ha creato più problemi.
“Quella con Sara, la moglie del Libanese che torna per vendicarsi: prima del suo suicidio c’è un forte coinvolgimento emotivo. Non riuscivo a trovare una chiave, tanto più che si girava in presa diretta, con i primi piani: lì ho patito un po’ la mia giovane età. Poi, il flashback in cui vengo accoltellato dal Terribile: è l’ultima scena che ho girato, dopo sei mesi vissuti da prepotente. Mi sono ritrovato ad essere violentato…”.
La scena che ti ha dato più soddisfazione.
“Sotto al Tevere, quando chiedo ai servizi segreti di restituirmi il coltello. E al tavolo da poker, quando decido di non pagare il debito da gioco: lì mi sono sentito un animale al suo posto”.
Un animale al suo posto. Come ti poni di fronte al rischio di essere etichettato e scritturato sempre per lo stesso ruolo?
“Il rischio esiste. In Italia soprattutto, ti propongono sempre personaggi simili a quello che ti ha dato successo. Ma io faccio l’attore, non il Libanese. Quindi liberarmi di quel ruolo è un mio obiettivo”.
Al cinema, in Oggi Sposi, il pubblico ti ha conosciuto nelle vesti di un cattivo diverso.
“Nell’ultimo film sono un cialtrone, uno misero d’animo. Un granello di sabbia di fronte a quel macigno del Libanese”.
E nella vita di tutti i giorni come sei?
“Cerco di essere un uomo. Qualche volta mi riesce, altre no”.
Le battute di Romanzo Criminale si ripetono tra le comitive di ragazzi romani e rappresentano la misura del vostro successo. Qual è la tua preferita?
“Rivolgendomi al Secco: Freddo po esse stronzo e ingrato, ma è ‘n gigante ‘n petto a te. In quella battuta c’è tutto il senso della nostra amicizia”.
E della frase del Terribile – “Quello che gli uomini uniscono, i soldi dividono” – che pensi?
“Che è verità. Come in Amleto: essere onesto a questo mondo è concesso ad un uomo su un milione”.
Tra Patrizia e Roberta, Francesco Montanari chi sceglie?
“Rappresentano due mondi e due bellezze talmente diverse… Il fascino di una donna tormentata come Patrizia contro la ragazza della porta accanto: non so scegliere”.
Tra i tuoi compagni, chi ha dovuto superare la prova più difficile, nel confronto con il film?
“Il Freddo. Kim Rossi Stuart fece un ottimo lavoro, ma io subisco più il carisma di Vinicio”.
Il miglior attore della serie.
“Andrea Sartoretti, il Bufalo. Marco Giallini – il Terribile – non fa testo: ha un’altra età, un’altra esperienza. Era già un grande professionista”.
La Banda della Magliana avrebbe messo le mani nel calcio-business di oggi?
“Magari avrebbero sfruttato Moggi”.
O magari avrebbero bilanciato le ingiustizie.
“Macchè. Contava il denaro. Di sicuro non ne avrebbero fatto una questione tra nord e sud”
Prendere Roma. Controllarla. Portarla in alto. Il sogno del Libanese. Questa città, però, è restia ad avere capi.
“Il discorso è un altro: questa città non si fa prendere per il culo. A Roma, i capi, non solo nella criminalità, hanno avuto da sempre vita breve. Tanto più in questo momento storico, dove c’è una tale mancanza di purezza ed onesta, che la gente, il cuore, non te lo da’!”
La Capitale. Quale personaggio della Serie racchiude il carattere di questa città?
“Roma è puttana come Patrizia, grintosa come il Bufalo, egocentrica come il Libano. E’ dolce come Roberta, svampita come il Dandy, pigra e allo stesso tempo determinata come il Freddo. Roma racchiude tutte le sfumature dell’essere umano”.
Simone Di Segni
Francesco Montanari ad AsRomaLive.com: “Romanzo Criminale, la Roma e i suoi leader. Vi spiego…”
di 31 Dicembre 20093
lemaniaddicted 18 Maggio 2010 il 19:27
Domani in esclusiva sul quotidiano online Affaritaliani
IL “LIBANESE” A NUDO NEL NUOVO VIDEOCLIP DE LE MANI GOCCIA DOPO GOCCIA
Roma, 18 maggio 2010 – Una provocante scena di sesso dell’attore Francesco Montanari (il Libanese di Romanzo Criminale) nel nuovo videoclip de Le Mani Goccia Dopo Goccia, da domani sul quotidiano online http://www.affaritaliani.it/
Sesso, sudore, luci e ombre accompagnano le note nel nuovo singolo pubblicato dalla formazione materana, che torna ad emozionare il pubblico con un brano sensuale e coinvolgente. Il videoclip realizzato dal regista Tiziano Russo è un crescendo di immagini passionali dove il popolare attore è coinvolto in scene che esaltano la fisicità dei corpi nudi, ma allo stesso tempo riescono a trasmettere il significato romantico della canzone. Primi piani intensi e un attento studio dei particolari, fanno del videoclip un tappeto visivo ideale per le note e per il testo della canzone.
Il singolo e il videoclip Goccia Dopo Goccia estratti dall’album Anno Luce, saranno presto in onda sulle radio e le tv nazionali.
LeManiAddicted 12 Luglio 2010 il 17:20
CHE NOTIZIA! IL “LIBANESE IN UN FILM DI SIFFREDI??GUARDATE QUI
http://notizie.virgilio.it/notizie/spettacoli/2010/07_luglio/12/rocco_siffredi_vorrei_il_libanese_nel_mio_prossimo_film,25166277.html?pmk=rss