L’intervista rilasciata da Alberto Aquilani al Messaggero:
Aquilani, è tempo di mettersi tutto alle spalle?
«E´ tempo di rimettermi in gioco. Di far parlare il campo. Di dimostrare che sono ancora un giocatore importante. Voglio ripagare con gli interessi la fiducia che mi ha dato la Juve».
Contro Cagliari e Inter ci è riuscito?
«Posso migliorare. Non sono al cento per cento. Serve continuità».
L´infortunio è solo un brutto ricordo?
«Finalmente sto bene. Fa parte del passato».
Come la Roma?
«Si. Su questo però vorrei fare chiarezza».«E’ giusto che sappiano la verità e non che mi giudichino per quello che si sente dire in giro, a sproposito, doppia se dipende da me ti tengo, se da loro ti vendono. Io ho parlato con i dirigenti, che mi hanno spiegato che avevano altri programmi. Mi sono messo l’anima in pace e sono andato al Liverpool».
Non è stato facile.
«E’ stato difficilissimo. Era tutto nuovo. Il campionato. Poi ero reduce da un’operazione. Non giocavo da mesi. La squadra andava male. Era un disastro. Con il tempo sono guarito. Ma Benitez non voleva rischiare. Stavo bene, ma giocavo a sprazzi. Meritavo un’altra chance».
Così è arrivata la Juve e non ha potuto dire di no.
«E’ successo tutto in un giorno. Ad Hodgson avevo chiesto di tornare in Italia se non avesse avuto intenzione di farmi giocare. Quando il Liverpool ha preso Joe Cole, mi hanno accontentato. La Juve è stata brava ad inserirsi ed io sono orgoglioso di essere in una delle cinque società più grandi del mondo. Chi dice che potevo tornare alla Roma, si sbaglia. Non c’erano le condizioni e poi non ci hanno mai pensato e provato».
Con il passare del tempo pensa che la rimpiangeranno?
«Me lo auguro. Ma per me stesso».
La crisi dei giallorossi se l’aspettava?
«Come mi ha sorpreso quando hanno fatto quella rimonta incredibile, così mi sorprendono adesso che sono dietro».
Il 14 novembre la Juve ospiterà la Roma a Torino. Se dovesse segnare, esulterebbe?
«No, non sarebbe giusto».
Perché ha scelto la maglia numero 14?
«E’ il giorno in cui è nato mio padre».
A proposito di genitori. Il papà della sua fidanzata, Michela Quattrociocche, è juventino. Sarà contento?
«Quando scoprì che sarei venuto a Torino, era fuori di testa».
Si vocifera che Marotta voglia riscattarla a gennaio?
«Di questo sono orgoglioso. Ma non ho fatto ancora nulla. Spero solo di continuare a stare bene e di giocare».
Fra i suoi obiettivi c’è anche la nazionale?
«Sarà solo una conseguenza se dovessi fare bene qui».
In Inghilterra era solo casa e allenamento?
«No, ho imparato a giocare a golf. E mi piace tanto».
Un giocatore del Liverpool da consigliare e Marotta?
«Glen Johnson. Senza mancare di rispetto a chi sta qui, dopo Maicon è il più forte del mondo. E poi è un mio amico».
Come è stato giocare con Gerrard?
«Incredibile. Unico. Lo considero il più grande centrocampista in attività. Una bandiera».
Come Totti e Del Piero.
«Francesco è un mito. E’ stato il mio mito. Alessandro è un grande. Un professionista al centodieci per cento. Ha sempre voglia di vincere, non molla mai».
Capitolo campionato: la Lazio lì in vetta può durare?
«Non credo. E’ presto. I conti si faranno dopo Natale».
A Roma dicevano: dopo la Juve gli manca solo la Lazio?
«Là non ci giocherei mai, questo è poco, ma sicuro».