“Vorrei ricordare Tonino Tempestilli“. Parole recenti, firmate Rosella Sensi. Parole che cadono nel contesto dei “valori aggiunti” di questa Roma. La Roma dei romani: in campo, alla guida tecnica, negli uffici. Per chi da anni lavora a fari spenti, vedere il proprio posto riservato sul carro dei vincitori, non può che rappresentare un motivo di orgoglio. C’è modo e modo, però, di raccogliere un elogio. Tempestilli, su quel carro, sale con eleganza e semplicità: “Fa piacere che la presidente mi abbia accomunato a quelle persone che hanno un legame particolare con i colori giallorossi. Dopo tanti anni, l’amore che i tifosi nutrono per questa squadra ti circola nel sangue. Sul lavoro, tutto ciò si riversa in termini di passione. Non può essere diversamente“.
Un quarto di secolo a Trigoria: prima da giocatore, poi da dirigente. Qual è il segreto di una così lunga militanza?
“Non ci sono segreti. Ci sono principi. Gli stessi che mi accompagnano fuori dal lavoro: il rispetto per me stesso e per quello che faccio. Onestà ed umiltà sono ingredienti fondamentali: ancora oggi cerco di rubare con gli occhi le virtù delle persone che mi circondano“.
Ha mai sentito la necessità di sperimentarsi in un’altra piazza?
“No. Quando smisi di giocare, ebbi la fortuna di rimanere in società, per di più continuando a lavorare sul campo: l’esperienza da allenatore dei Giovanissimi Nazionali fu breve ma intensa, lo scudetto vinto con quei ragazzi resta una grande soddisfazione. Poi il presidente Sensi mi chiese di ricoprire il ruolo di team manager: onestamente, avrei preferito continuare ad allenare, ma non seppi dire di no…“.
Le piacerebbe tornare a lavorare sul campo?
“Eccome! Ma è passato troppo tempo. Ormai mi sono calato in questa veste, sarebbe difficile tornare indietro“.
Vorrebbe operare in prima linea nel calciomercato?
“Onestamente è un settore che non mi affascina. Certo, può capitare di dare un consiglio su un giocatore. Detto ciò, occorre ricordare che il nostro direttore sportivo sta svolgendo il suo lavoro nel migliore dei modi. Quando si ricopre un ruolo così delicato, spesso si è soggetti a critiche che piovono a sproposito: Pradè ha centrato obiettivi importanti, ha fatto in modo che la squadra rimanesse competitiva. Sempre“.
Tra i giocatori che ha segnalato, c’è qualcuno che rappresenta una scommessa vinta?
“Segnalai Aquilani e Conti avallò il mio suggerimento. Alberto finora è stato sfortunato, ma ha tutte le carte in regola per una grande carriera“.
Giannini e Totti. Due capitani che lei ha avuto modo di conoscere bene. Due destini diversi.
“Peppe era un ragazzo timido e disponibile: tra di noi si instaurò un’amicizia profonda, che dura nel tempo. La sua sfortuna è stata quella di giocare con me! Viceversa, attorno a Totti, Franco Sensi ha costruito una grande squadra. Battute a parte, Francesco l’ho visto crescere: non so quanto bisognerà attendere per trovare un giocatore simile“.
Dino Viola e Franco Sensi: differenze e caratteristiche in comune.
“Entrambi avevano una forza interiore incredibile, associata ad una grande voglia di vincere. Sensi forse disponeva di maggiori risorse economiche. Viola, soprattutto nell’ultimo periodo della sua presidenza, aveva solo la Roma e vi si dedicò giorno e notte. Sensi faceva l’imprenditore a 360°, quindi dovette creare una struttura che gli consentisse di seguire anche le altre attività. Ma era un tale macinatore, che riusciva a non lasciare mai nulla di incompiuto. Un combattente nato, che voleva portare una nuova mentalità nel calcio“.
Da Liedholm a Ranieri, quanti allenatori ha visto passare a Trigoria…
“Il Barone era fantastico: in tutto quello che faceva e in tutto quello che diceva. Ranieri, oltre ad essere un ottimo tecnico, è una persona speciale. Di Mazzone mi piace ricordare la sua carica: era un gladiatore, fosse sceso in campo avrebbe spaccato tutto! Capello, invece, era un grande organizzatore, con una personalità importante e la capacità di trasmettere alla squadra la voglia di vincere. Infine Spalletti: uno degli allenatori più preparati che ci siano in circolazione. Ha un solo difetto: è troppo permaloso. Se riuscirà a limare questa pecca, si attesterà tra i grandi“.
I tempi e i modi dell’addio di Spalletti hanno lasciato perplessi molti tifosi.
“I tifosi hanno il diritto di esprimere la loro opinione. E’ pur vero che Roma si innamora velocemente di coloro che lavorano sodo per la squadra, ma altrettanto facilmente ti scarica, quando ci sono episodi che lasciano qualcosa al caso: io non conosco la verità, ma devo ammettere che anche io sono rimasto perplesso per alcune situazioni. Tutti possiamo commettere degli errori, bisogna dare atto a Spalletti di ciò che ha fatto per la Roma. Forse sarebbe un bel gesto, da parte dei tifosi, dimenticare il suo l’ultimo atto a Roma…“.
Di Carlos Bianchi che ricordo ha?
“Bianchi è l’unico con cui non ho legato: aveva le sue convinzioni e il suo modo di lavorare, che provenivano da una cultura profondamente diversa da quella italiana e che non riuscì – o non volle – adattare alla nostra…“.
Insomma, dovesse organizzare una cena tra amici in giallorosso, l’argentino non farebbe parte del suo tavolo.
“Per andare a cena, io sceglierei sempre i miei ex compagni di squadra. Conti, Pruzzo, Giannini, Desideri: ci siamo divertiti moltissimo in quel periodo. E’ sempre uno spasso incontrarli“.
Tempestilli è anche l’uomo dei sorteggi europei: un ruolo scomodo quando si pesca il Manchester United?
“Qualcuno dice che sono uno iettatore, ma io non metto le mani nelle ciotole! E’ anche vero che prima di partire per le sedi dei sorteggi ho sempre avvisato tutti che volevo andare nelle grandi capitali europee…“.
L’ultima volta che dall’urna uscì il Manchester United, le telecamere colsero la sua espressione non propriamente soddisfatta…
“Certo, il 7-1 dell’anno precedente ancora scottava. Con i dirigenti del Manchester condividevamo, anche scherzando, la speranza di non essere abbinati. Poi puntualmente… In ogni caso, ho sempre creduto che la Roma non avesse nulla da invidiare alle avversarie, anche a quelle più titolate“.
Il suo soprannome – Cicoria -, un regalo di Giannini, Pruzzo e Conti: vorrebbe liberarsene?
“Avevo pochi capelli già da giovane, poi la cicoria cresce dappertutto e io in campo provavo a darmi da fare in ogni zona. Con gli anni questo soprannome mi è rimasto: non mi pesa, ci sono abituato, me lo trascino dietro con simpatia“. La sua simpatia, quella di Tonino Tempestilli.
Simone Di Segni
Antonio Tempestilli ad AsRomaLive.com: “Da Viola a Sensi, vi racconto la mia Roma…”
di 17 Febbraio 2010Commenta