San Siro, 30 marzo 1993. Semifinale di Coppa Italia. La Roma difende il 2-0 ottenuto all’andata contro il Milan di Capello. Che nel ritorno schiera la miglior formazione possibile per ribaltare il risultato. I rossoneri passano con Eranio nel primo tempo. Poi sbattono. Sbattono contro Giovanni Cervone, che in quella notte si trasforma in un extraterrestre. Para di tutto, il portierone di Latina. Di più: para un rigore a Papin. E trascina la squadra di Vujadin Boskov in finale: “Uno dei pochi ricordi belli della mia carriera“, racconta con un po’ di rammarico ad Asromalive.com. Oggi Cervone è finito nel dimenticatoio. La memoria è spietata selezionatrice, nel calcio. Il calcio con lui non è stato riconoscente: “Perchè non sono mai stato un burattino. E non mi sono mai piegato: mai nella carriera. Mai nella vita“.
La Roma a San Siro. Palcoscenico per lei, quindici anni fa, di una notte da incorniciare.
“Uno dei pochi ricordi belli della mia carriera. Le mie parate furono fondamentali per arrivare in finale. Ma tutta la squadra strinse i denti e riuscì a battere un Milan stellare. Quella di Capello aveva tutto l’aspetto di un’armata imbattibile: per la Roma di quegli anni fu un’impresa“.
In quel match, ad un certo punto, lei diede l’impressione di essere insuperabile. Questione psicologica?
“C’è una vecchia storia inventata dai giornalisti: compiere il primo intervento giusto è fondamentale. Ci sarà pure qualche portiere che si fa condizionare dalla prima parata, ma non può valere come regola. L’aspetto psicologico riguarda la natura del giocatore in sé: vale per tutti i novanta minuti. Le cose in una partita possono cambiare. L’errore è umano…“.
L’errore è umano. Quanti errori ha commesso? Quanto li ha pagati?
“Nella vita bisogna avere il coraggio di portare avanti le proprie idee. Io non mi sono mai pentito delle mie scelte. Qualche grana l’ho data per via del mio carattere. E qualche errore l’ho commesso. Come quando diedi un ceffone ad un raccattapalle: fu un gesto istintivo, lo presi in pieno! A distanza di anni mi dispiace. In generale, però, non ho rimpianti. E non devo chiamare nessuno per dire ‘grazie’“.
Però nessuno ha chiamato lei per ringraziarla.
“La verità è che si sono dimenticati di me. Il calcio mi ha chiuso le porte in faccia ed ora non riesco a rientrare nell’ambiente. Se avessi fatto il burattino come tanti altri, forse oggi non sarebbe così. Ma avrei dovuto dire troppi ‘sì’. Non ce l’ho fatta proprio…“.
Tuttavia i tifosi hanno un buon ricordo di lei.
“Per fortuna quando mi incontrano sono sempre affettuosi. Devo dire che anche con i compagni non ho mai avuto problemi. Ancora oggi mi sento con Petruzzi, Carboni, Rizzitelli, Desideri e Tempestilli. Ci vediamo di rado, ma ogni tanto capita che ci telefoniamo. Mai una rissa negli spogliatoi, mai un diverbio sopra le righe. Quelle cose succedevano in altre stanze…”
Negli uffici del Fulvio Bernardini ad esempio.
“Lì sì che sono volate parole grosse. Non sono stato trattato per quello che meritavo. Mi hanno arrecato grossi danni. Purtroppo anche il rapporto con Franco Sensi non è stato idilliaco“.
Però le amarezze non hanno scalfito il suo spirito di tifoso.
“Sono sempre stato tifoso della Roma. E lo rimarrò per sempre“.
Gli allenatori. Altro capitolo ricco di bisticci?
“Neanche troppi a dire la verità. Qualche problema c’è stato con Ottavio Bianchi. Con Mazzone, invece, è andata alla grande. Sebbene all’inizio ci siano state delle incomprensioni“.
La Nazionale per lei è sempre stato un sogno proibito. Che idea si è fatto del rapporto tra Totti e l’azzurro?
“Una precisazione: nel piede non ho solo il sassolino azzurro. Comunque, tornando a Totti: si sta parlando troppo del suo ritorno in Nazionale. Lui è un campione, deve continuare a fare quello che sta facendo: se in prossimità del Mondiale sarà in condizione non vedo perchè non debba essere chiamato“.
Quattro portieri nella Roma. Il giudizio di Cervone.
“Quattro? No, uno: Doni. Se recupera la forma di due anni fa, è una garanzia. Uno dei migliori in circolazione“.
Milan-Roma. Non quella di quindici anni fa. Quella di domani. Pronostico.
“A San Siro la squadra di Ranieri farà bene. Il Milan è in difficoltà: l’unico errore che non bisogna commettere è quello di lasciare l’iniziativa ai rossoneri. La Roma ha un altro passo. Deve sfruttarlo. Deve aggredire il Diavolo“. Con la stessa grinta di Cervone. Confidando in una stella più benevola.
Simone Di Segni
Giovanni Cervone ad Asromalive.com: “Roma, fai come me: aggredisci il Diavolo…”
di 17 Ottobre 2009Commenta