Gigi Proietti, alla vigilia di Chievo-Roma, ha parlato della gara del Bentegodi, e dello scudetto, sulle pagine del Romanista:
«E’come con la superstizione. Non è vero, ma ci credo. Perché sperare è un conto – dice – e crederci un altro. Ciò non toglie che il campionato, di fatto, non sia ancora finito. E che possa ancora succedere di tutto».
Siamo all’ultimo atto. Come vede la squadra? «E’ importante che mantenga quella tranquillità, direi quella consapevolezza, che l’hanno portata fino a questo punto. Guardando indietro mi dico pure che, comunque finisca, non ricordo un’altra stagione come questa. Soprattutto, per come era iniziata. Con una falsa partenza, e poi il cambio di allenatore in corsa…».
I tifosi giallorossi possono essere comunque contenti. «A conti fatti, credo che noi tifosi della Roma dobbiamo essere più che soddisfatti. Forse solo una squadra ha saputo metterci il bastone tra le ruote: parlo della Sampdoria, che ha vinto sul campo e alla quale dico chapeau».
Altri rimpianti? «Non penso sia giusto averne. Di errori imputabili alla squadra ne vedo pochi, se guardiamo in modo complessivo al campionato».
Nemmeno uno? «Beh, se si torna con la mente alla partita di Cagliari, ad esempio, quella in cui siamo stati ripresi negli ultimi tre minuti, ci si accorge che quei due punti persi avrebbero fatto oggi la differenza. Però, è anche vero che ogni squadra può avere i suoi momenti-no nell’arco di una stagione. E non può andare sempre tutto bene. A Roma si dice: “se mio nonno c’aveva le ruote, era ‘na carriola”. Quindi ci sta d’aver lasciato per strada qualche punto ».
Come immagina, Gigi Proietti, la sfida di domenica a Verona? «Sono certo che la squadra sarà sufficientemente concentrata. Il Chievo, poi, ci ha fatto soffrire anche all’andata. E credo che non ci regalerà nulla. Del resto, a noi non ci regala mai niente nessuno… Penso anche che, sulla carta, la Roma dovrebbe farcela. Ma un conto è sulla carta e un conto è sul campo».
E quella in programma a Siena? «Dipenderà molto da come entrerà in campo l’Inter. Perché nel campionato italiano, qualsiasi squadra è pericolosa. Anche quelle cosiddette minori, sono sempre ben messe. Hanno grinta, e spesso occupano una posizione di classifica che non è veritiera. Per cui, anche alla luce di questo, dico che non è finita».
C’è dunque qualche margine, su cui puntare ancora? «Dopotutto, ci basta anche un loro pareggio, a patto che noi si vinca. Mi piace comunque ribadire che poche volte c’è stata una tensione così viva fino all’ultima giornata. Da sportivo, più che da tifoso, mi sento di ringraziare il comportamento di tutta la Roma, a cominciare dal tecnico e dai giocatori. Perché, altrimenti, sarebbe stato un campionato senza alcuno spirito. Se è ancora vivo è perché si regge sulla rivalità sportiva di due squadre che si fronteggiano».
Comunque vada, la Roma delle idee ha dimostrato di non essere inferiore all’Inter dei milioni di Moratti. «Noi non abbiamo mai sfigurato nei confronti dell’Inter. Si pensi soltanto agli scontri diretti, che ci vedono addirittura in vantaggio in campionato. Roma e Inter sono due squadre, insomma, che se la sono giocata alla pari. E che se anche dovessimo arrivare secondi, saremmo lì. Avendo dato filo da torcere all’Inter fino all’ultima giornata. Si pensi che la terza è a dieci punti. E le altre, addirittura staccate… E’ la conferma che, almeno quest’anno, sono esistite due sole squadre. E una è la nostra».
Dovessero andar bene le cose, sa già come festeggerà? «Non ci voglio pensare. Anzi, non ho preso nemmeno in considerazione questa ipotesi. Meglio, non ho neanche sentito la sua domanda… ».