Da La Gazzetta dello Sport:
Il Principe mette la Roma davanti alle milanesi. Peppe Giannini fa il tifoso, studia il calendario delle partite e si convince, sempre più, che la squadra di Ranieri sia davvero la favorita per la conquista dello scudetto. E l’addio al Gallipoli? «Parliamo della Roma, neppure è il caso di soffermarmi sulle vicende legate al presidente D’Odorico: non merita che si sprechino fiato e inchiostro».
Giannini, se l’aspettava la clamorosa rimonta giallorossa? «Ci speravo, da quando ho apprezzato il lavoro di Ranieri, bravissimo a conferire solidità alla squadra. Certo, con la Roma lontana 14 punti dall’Inter, sapevo che solo una debacle della formazione di Mourinho avrebbe potuto rimettere in gara le altre».
Si ricorda il famoso 2-3 contro il Lecce che costò lo scudetto alla sua Roma nel 1986?«Un dolore indimenticabile. Solo un romanista può capire cosa provammo quel giorno. Calendario alla mano, però, stavolta potrebbe essere l’Inter quella ad essere beffata».
Ora chi è la favorita? «Dico Roma al 40%, poi Inter e Milan alla pari: 30% a testa. A parte il derby con la Lazio, i prossimi avversari non sono irresistibili. Ben più difficili mi sembrano gli impegni dell’Inter, che peraltro, spenderà energie in Champions. Se non sbaglierà colpi, la Roma vincerà lo scudetto».
Pensare che, appena la scorsa estate, lei invitava la famiglia Sensi a cedere il club… «È vero. Invece, devo dare atto a Rosella Sensi di aver vinto, con largo anticipo, lo scudetto ideale per la gestione societaria. Nei momenti difficili, è rimasta fredda, lucida, senza lasciarsi dominare dalla preoccupazione di dover agire con mezzi limitati. Ha firmato i capolavori di Toni e Burdisso, grazie all’esperienza di Pradè».
Come è cambiata la Roma, passando da Spalletti a Ranieri?«Ranieri ha svolto un lavoro eccezionale per render granitica la difesa. Grazie soprattutto all’inserimento di Burdisso, che ha qualità ed esperienza, la Roma rischia pochissimo. E, pur avendo giocato poco, Toni è stato decisivo: fa valere personalità e caratteristiche: dai tempi di Batistuta non avevamo un vero attaccante d’area».