Il futuro della Roma affidato a una porchetta

di Redazione Commenta


 Bell’articolo sulle pagine de Il Romanista, a firma Mino Fuccillo.
Il giornalista, in attesa di capire quali scenari interesseranno la Roma nel prossimo futuro e nell’impossibilità di prevederne alcuni risvolti, decide di utilizzare un espediente alla Gianni Mura (collega di La Repubblica) e interrogare una sfera a cui chiedere numi (sfera che Fuccillo chiama palla di porchetta).
Più di una le domande rivolte al destino e a cui si è provato a dare una risposta: Rosella Sensi vende la Roma?
I giallorossi arriveranno quarti? E’ tempo per vendere giocatori e tagliare stipendi?
Francesco Angelini è un buon presidente? Roma-Bari è da 1 fisso?
Ecco il responso:


Non succede niente e, perfino nella nostra mente, più di tanto non possiamo “mandare tre inviati speciali e titolare: Tragico vuoto”. La citazione è da insuperabile e insuperata vignetta di Altan, dialogo tra due concretissimi personaggi immaginari che fotografa un’insopprimibile condizione umana più che una contingente stasi redazionale. Qualche giornale ci prova, il “Corriere della Sera“, edizione romana, rievoca e riesuma Pavlyuchenko e Van Nisterlrooy “in pole” per gennaio. Capisco, ma non mi adeguo: non succede niente e non puoi farci niente, è la Roma, bellezza…
Non succede niente e non è “no news, buona notizia”. Vale per la cassetta della posta dove su tre lettere che arrivano una è inutile, l’altra sono soldi che se ne vanno, la terza è un problema che spunta. Vale per il telefono che una legge fisica e sociale sempre fa squillare sempre mentre sei sotto la doccia… Per la Roma “nessuna notizia” è mesta notizia, il perché lo sapete da soli. Quindi, poiché niente succede, faccio come, quando niente succede, fa Gianni Mura, giornalista saggio, esperto e colto (il ministro Bondi si allarmerà ma, nonostante tutto, qualcuno che ha letto libri e ne ha fatto cultura ancora si aggira nel paese, perfino tra i giornalisti). In questi casi Mura ricorre all’espediente retorico, alla razionalità indicibile narrata come divinazione, insomma interroga la palla. Non quella che rotola in campo e neanche la classica palla di vetro da secoli tv ultra piatto che inquadra il futuro. Mura interroga la “palla di lardo”, quella che parla serio ma, siccome si chiama come si chiama, si sfila dall’esser presa sul serio. Ecco dunque il mio colloquio con la “palla di porchetta” (quella di lardo sapeva troppo di “Nordismo”). Dunque, palla di porchetta, la Sensi la Roma la vende? “Dipende”. Ma che razza di risposta è? Dipende? Rischia un sì o un no, tu, palla di porchetta, te lo puoi permettere. “Uffa, eccotela la risposta: se arrivate quarti alla fine del campionato la Sensi la Roma la vende”. Ma che dici pallaccia? Se arriviamo quarti, allora arrivano soldi e la Sensi a quei soldi e alla Roma si abbraccia. “Sbagliato, se arrivate quarti allora la Roma vale un po’ di più. Chi deve comprare si convince a pagare un po’ di più, diminuisce la distanza tra i debiti della Sensi con la Banca e quanto la Sensi può incassare. Ormai dovresti saperlo che più di cento milioni sono troppa distanza”. Non mi hai convinto. “Non ti convinco perché tu non solo parli con le palle di porchetta come me, fai di peggio: credi a Babbo Natale e al Principe Azzurro, uno che porta trecento milioni nella slitta con le renne e poi ne spende altri cinquanta all’anno e con questo “bacio” risveglia la bella addormentata”. Palla moralista e ragioniera e pure, come dice lo spot in tv, antipatica forte… Passiamo oltre: ci arriviamo quarti? “Mercato bloccato, squadra strizzata, classifica anoressica: lo dite voi ed è la realtà. Come fate a dire che arrivate quarti?”. Quasi quasi ti mando…Palla crudele e infame, e se quarti non ci arriviamo? “La Sensi la Roma la vende lo stesso, ma ci mette un anno di più. Sai, lei non ne ha mica più tanta voglia di tenersela. Preferisce venderla che vale un po’ più di adesso. Oppure che costa un po’ meno di adesso, ad esempio meno di 70 milioni annui di stipendi ai giocatori. Se non arriva quarta, deve far dimagrire il costo e le spese, le serve tempo”. Tempo per vendere giocatori e tagliare stipendi? “L’hai detto”. Comunque alla fine vende e, prima o poi, si riparte. “Vero e garantito come il grasso che ho nelle mie carni”. Quindi sofferto ma alla lunga lieto fine? “Dipende”. Ci risiamo? Dipende da chi compra? “No, testone. Dipende da te, da voi, da Roma”. Che insinui, che farfugli, che confondi? “Chiunque compri, qualunque cifra ci metta, avrà bisogno di rifarla la squadra. Dovrete abituarvi a due/tre anni di campionati come foste il Napoli, il Genoa, l’Udinese, la Fiorentina se siete fortunati. Dovrete dare tempo, comprare giocatori che non sono già grandi nomi. Dare tempo ad un allenatore, tempo anche di perderle le partite. Fare come l’Arsenal… Abituarvi a una squadra via via senza Totti e che il sostituto di Totti, ammesso che esista, non lo compra ma lo fabbrica, lo inventa, lo aspetta. Ma siete voicapaci di aspettare due/tre anni? Vi conosco: alla nuova proprietà che accoglierete come il Liberatore e il Messia, darete tre mesi, facciamo quattro”. Pallaccia scostumata, sarai mica laziale? “No, sono italiana come voi. Un paese che si sta inventandoil Gratta e Vinci sullo scontrino del ristorante per provare a far pagare un po’ di tasse”. Adesso la butti sull’intellettuale-disincantato, guarda che lo dico a Dotto. “Dì piuttosto a Dotto: bravo a dire basta alla caccia al brasiliano, giragli i miei complimenti”. Dimmi almeno, palla, è Angelini il presidente più bello del reame? “E’ il presidente del reale, se il reale è razionale. Ma, scusami con tutti, questo teoria lombrosiana del presidente, questa storia della faccia da presidente fa ridere”. Palla impertinente, mi hai stufato, renditi almeno utile: si vince con il Bari? “E che ne so, io vedo bene il futuro tanto più lontano è. Male vedo da vicino, sono anziana, presbite”. Maledetta palla e sciocco io che parlo con te: sai troppo e non sai niente. Speriamo succeda qualcosa e ti si possa prenderti a calci o almeno, visto che sei fatta di porchetta, farti a fette.


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