Un articolo odierno apparso sulle pagine de Il Romanista riprende la’ttimo del rigore assegnato alla Roma nel corso della gara contro il Fulham. Ci si aspettava sul dischetto Daniele De Rossi o David Pizarro. Ci è finito Jeremy Menez, che ha calciato facendosi parare il rigore (bravo, nella circostanza, Schwarzer a indovinare la traiettoria e parare il tiro:
“Chi tira? De Rossi?”. “No Pizarro”.
Ci si chiedeva questo mentre il Fulham protestava per l’espulsione di Kelly. E invece a sorpresa sul dischetto è andato Menez. S’è preso la palla, che era nelle mani di Pizarro, rigorista solitamente preciso. Invece s’è fatto avanti lui, il migliore di San Siro, quello che da solo aveva fatto impazzire la difesa del Milan, quello che se non fosse stato per Rosetti avrebbe battuto quasi da solo il Milan che tre giorni dopo ha schiantato il Real Madrid. Rigore, 11 metri, come 3 anni fa in Germania quando c’era in palio il passaggio ai quarti di finale di un Mondiale. Il portiere era lo stesso, l’australiano Schwarzer, ma stavolta a calciare non c’era Totti, che prese quel pallone che sembrava un macigno per scagliarlo in rete con tutta la rabbia e la forza che aveva nella sua caviglia destra, quella senza le viti. Jeremy ha scelto la stessa parte: qualche passo e destro a incrociare, ma stavolta l’australiano c’è arrivato, ricacciando in gola l’urlo dei tifosi romanisti del Craven Cottage e di Menez, che con quella rete avrebbe cambiato forse definitivamente la sua storia giallorossa. Un colpo da ko per un ragazzo che sta tentando di diventare uomo, calciatore. Ranieri l’ha capito subito che c’era bisogno di incoraggiarlo per non rischiare di perderlo. L’ha fatto. Lui non s’è perso, ha continuato a giocare, a dribblare, a tirare in porta. Senza paura. E’ da questi particolari che si giudica un giocatore e se continua così, Jeremy Menez non si perde più.
