Da Il Corriere dello Sport:
L’uomo del Montenegro ha detto sì. Un sì che deve essere letto come gol. Pesante, pesantissimo. L’ottavo in stagione dell’uomo del Montenegro, quarto in campionato. Qualcuno lo accusa di segnare poco (la stagione scorsa, comunque, tutto compreso, ne fece diciassette), di sicuro però i gol che fa non sono mai banali. Perché quando il gioco si fa duro, l’uomo del Montenegro comincia a giocare.
E spesso, molto spesso, fa male, agli avversari. Difficile fare una classifica dei suoi gol più pesanti, di certo questo di Firenze va selezionato per le primissime posizioni, stop di petto che sembrava stesse chiedendo un caffè al bar, poi una sassata di destro sotto la traversa per chiudere gioco, partita e incontro. Un gol che vale il secondo posto in solitario con due punti di vantaggio sul Milan che deve recuperare una partita proprio qui a Firenze. Un gol che non dilata la distanza dall’Inter che, per carità, è in fuga solitaria ma con una Roma sarà bene che Special One dica ai suo di non dormire tra due guanciali.
Perché l’uomo del Montenegro ha capito che il gioco si fa duro e lui non ha nessuna intenzione di tirarsi indietro: «Sono strafelice. Prima di tutto per la nostra vittoria che ci consente di fare un ulteriore balzo in avanti in classifica. E poi, sì, anche per il fatto di aver segnato il gol che ha deciso la partita. Quel pallone mi è arrivato giusto giusto sul petto, l’ho messo giù e poi ho solo pensato a prendere la porta. Qui a Firenze non poteva andare meglio di così. Anche perché abbiamo battuto una grande Fiorentina, una squadra che ci ha messo in difficoltà.
La Roma è stata brava a soffrire, con Ranieri abbiamo acquisito questa capacità alla sofferenza, avendo metabolizzato la convinzione di poter vincere sempre e comunque le partite, anche negli ultimi minuti. Non è un caso, è la forza di una Roma che è una grande squadra. Perché soltanto una grande squadra sarebbe stata capace di venire fuori in questa maniera dopo quel disatroso inizio di campionato».