Roma-Palermo, minuto numero 7: Erik Lamela raccoglie all’interno dell’area di rigore un pallone recuperato da De Rossi, e da posizione decentrata, invece che crossare come avrebbero fatto la maggior parte dei giocatori, realizza con un delizioso sinistro a giro il gol, che poi risulterà decisivo per la vittoria.
Minuto 56, punizione vicino la panchina rosanero, Lamela e Pizarro si parlano, alla fine è l’argentino a battere il calcio da fermo.
Sono solo due momenti della partita dell’ex River Plate, in cui ha dimostrato di avere una personalità difficile da riscontrare in un calciatore di 19 anni.
Personalità che si è vista anche in altre giocate del talento sudamericano; dribbling, resistenza alle cariche degli avversari che hanno fatto gongolare i tifosi giallorossi e il ds Sabatini, che l’ha fortissimamente voluto alla Roma.
Ora bisogna mantenere i piedi ben saldi a terra, non tanto il ragazzo ma tutto l’ambiente, soprattutto quello mediatico, capace di altalene umorali che nuocerebbero alla sua crescita. Crescita che deve avvenire lentamente, poco alla volta, senza caricare Lamela di eccessive responsabilità e senza metterlo sul banco degli imputati per due-tre partite non disputate alla sua altezza.
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