È scesa in campo la Roma. La società ha chiesto al Viminale di rivedere la decisione sulla prevendita della partita col Chievo. A Trigoria si aspettano nelle prossime ore un dietrofront dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive. Si è mossa Trigoria. Senza far sapere nulla a nessuno, peraltro. Peccato, perché interventi del genere andrebbero forse pubblicizzati. I romanisti devono sapere che, per quanto avanzato possa essere il processo di vendita del club, esiste ancora una dirigenza che si fa sentire, quando serve. La Roma ha preso carta e penna e ha scritto al Ministero dell’Interno. A Piazzale Dino Viola è stata giudicata «priva di senso» la misura di vietare la prevendita a chi è residente nel Lazio. Non è accaduto nulla di rilevante nella trasferta del 16 maggio, quando da Roma si mossero 20 mila persone, figuratevi sabato, che in palio non c’è mica un tricolore, e sì e no partirebbero dalla Capitale un migliaio di romanisti. La Roma è consapevole che il provvedimento del Ministero è teso a incentivare l’acquisizione della tessera del tifoso, che è poi l’unico modo per comprare un biglietto del Bentegodi, e non solo per il settore ospiti (22 euro, tagliandi nelle filiali di Banca Popolare di Lodi, Banca Popolare di Novara e Credito Bergamasco). Però non lo condivide. Perché, si chiedono in società, il Casms ha revocato in teleconferenza le limitazioni per Lazio-Inter (fino a quel momento, in Lombardia non si potevano comprare i biglietti dell’Olimpico) e non quello per Chievo-Roma? Ok, Lazio e Inter sono gemellate a tal punto che domani sera non si capirà chi tiferà per l’una e chi per l’altra. Ma tra le curve di Chievo e Roma non c’è certo odio.
Divieto Chievo-Roma: la società scrive al Ministero dell’Interno
di 2 Dicembre 2010Commenta