L’altro De Rossi

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 Dal Messaggero:

 Meno esplosivo? Meno dirompente? Meno tante cose? No, solo un po’ diverso da prima. Diverso in tutto. Daniele De Rossi è cambiato in questo ultimo anno, anno e mezzo. Cambiato il suo modo di giocare e, per ovvii motivi, il suo umore. Il suo look, anche: barba, tatuaggi etc etc. Che ora lo rendono più uomo. Danielino, il ragazzino biondo e sbarbato adesso non esiste, la sua barba evidentemente nasconde qualche segno che solo lui sa vedere. Un altro De Rossi. Non meglio, non peggio. Un altro e basta. Cambiato il suo modo di stare in campo, dicevamo. Quante se ne sentono. Una su tutte: ma De Rossi quando ricomincerà a giocare davvero? Mah. Forse è anche vero, ma in parte. C’è da dire, innanzitutto: il suo modo di stare in campo si è modificato, almeno da quando c’è Ranieri. Da un po’ non è più (solo) l’uomo che si piazzava davanti alla difesa a fare il terzo centrale, a respingere palloni su palloni. Adesso partecipa di più alla manovra offensiva, si inserisce molto in zona gol, cerca la conclusione, (un gol a Cagliari e uno con la nazionale) e l’assist (due, decisivi, contro Inter – a Vucinic – e Cluj – a Borriello – mentre lo scorso anno cinque in tutto). Meno bello, più decisivo.

Non dimenticando anche che Daniele resta uno dei più presenti di sempre: quando non gioca è perché sta male male. Non tutti i calciatori sono così, si sa. E nell’ultimo periodo è tornato pure brillante come prima. Daniele poi, è uno che le partite, le gioca tutte: campionato, coppe, nazionale, amichevoli, partitelle in famiglia, a calcio balilla, a flipper. E domani a Napoli, nonostante qualche acciacchetto, sarà lì al suo posto, al fianco di Pizarro. Gli toccherà marcare a vista Hamsik, di nuovo, cioè dopo la sfida del San Paolo nella scorsa stagione, dopo la gara dell’Italia contro la Slovacchia lo scorso giugno in Sudafrica. Due amarezze, che vuole dimenticare definitivamente. Il problema di Daniele, che gli condiziona l’umore e forse anche le prestazioni non è certo di natura fisica, ma mentale. Non ci vogliamo entrare per rispetto del ragazzo, ma se ne sono sentite tante e la cosa gli dà parecchio fastidio. Non è più lo stesso, ha la testa altrove, troppi pensieri, questo si dice in generale. Poi gli vengono affibbiate le serate brave e le nottate senza sonno, per non parlare poi di quei giorni in ospedale lo scorso anno, che gli hanno tirato addosso mille sospetti di qualche maligno. Ma quello che ha davvero nella testa Daniele lo sa solo lui ed è qualcosa di diverso dai problemini di chi manda in giro certe voci. I problemi con cui convive lo tormentano, non lo fanno stare troppo sereno. De Rossi ha bisogno solo di gente che gli stia vicino, che non lo abbandoni. Gli amici, quelli stretti, quelli veri, gli stanno appresso e lui lo sa. I compagni di squadra pure. Ranieri anche lo ha aiutato, dandogli consigli quando lui, Daniele, stava prendendo decisioni drastiche. E De Rossi è sempre lì, con gli occhi meno luminosi ma con la solita voglia di farsi passare tutto sopra, di non mischiare il lavoro con la vita, anche se non è semplice. Impossibile. Il lavoro, il calcio sono due ingredienti che lo aiutano ad evadere. L’ultima estate, dopo lo sventurato mondiale, ha addirittura provato a raggiungere la squadra in ritiro, rinunciando alla sue vacanze. Ranieri glielo ha impedito. Riposati, gli ha detto. Ma lui fremeva, aveva bisogno del contatto col suo mondo, con quella maglia che lo fa arrossire per quanto ne è innamorato. La Roma e la figlia, Gaia. Le sue due bellezze. E guai a chi le tocca. Il resto è solo una chiacchiera. Per gli altri.


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