Daniele De Rossi si è confessato a La Gazzetta dello Sport: Ecco le parole del numero 16 giallorosso:
De Rossi, lei ha fama di uno a cui non piacciono i giornalisti. «Non è questo. A me non piacciono i meccanismi che si creano fra giornalista e calciatore. Magari qualcuno di noi finge di non salutarvi e poi la sera vi chiama per raccontarvi quello che succede nello spogliatoio. Io vi rispetto, ma fra noi non può esserci amicizia, c’è conflitto d’interessi».
Be’, di questi tempi va di moda, un po’ come la Roma. Totti dice che ora tutti salgono sul carro del vincitore. «Ha ragione, ma non era facile prevedere questa rimonta. È una cosa incredibile, tanti fattori hanno combaciato: una maturazione caratteriale, serenità, risultati. Il merito è del gruppo. Altre squadre si sarebbero prese a cazzotti nello spogliatoio, invece noi siamo rimasti sempre uniti». Eppure allo stadio i cori contro la proprietà ancora si sentono, anche se ora vengono fischiati. «Distinguiamo. C’è chi contestava i risultati, chi invece voleva scalfire l’immagine della società. Chi fischia i cori poteva farlo anche prima, non solo ora che vinciamo. Detto questo, se prima dicevo che le colpe erano da dare al 33% ciascuno a dirigenza, giocatori e allenatore, adesso i meriti devono essere dati allo stesso modo, perciò anche a Rosella Sensi e a chi lavora».
In questi anni sembrava che voi foste una squadra media a cui solo Spalletti aveva dato un’anima. «Guardi, sono i giocatori a fare la differenza. Abbiamo smesso di fare bene quando abbiamo creduto di essere la squadra più bella del mondo. Noi facevamo il contropiede più bello d’Europa, quando però hanno cominciato a paragonarci al Barcellona è arrivato il crollo».
Lei ha avuto fama di spallettiano di ferro.«La definizione mi offende. Gioco per la Roma, non per Spalletti o adesso per Ranieri. Magari per i miei compagni: darei una gamba per loro».
Come giudica Ranieri? «È esperto, non molla mai la presa, ci ha portato quella concretezza che ci serviva. E non è vero che non ami il bel gioco. Guardate le partite contro Fiorentina o Genoa».
Dica la verità, lei crede alla rimonta per lo scudetto. «Noi siamo in salute. Certo, lo è anche l’Inter, ma più avanti potrebbe darle noia la Champions. La classifica dice che, insieme al Milan, siamo l’anti-Inter. Lasciamo passare 6-7 partite e poi vedremo. Anche perché c’è ancora da giocare lo scontro diretto in casa».
Metta in ordine gli obiettivi della stagione. «Mi piacerebbe vincere l’Europa League, ma il nostro obiettivo ora è arrivare terzi e tornare in Champions senza preliminari. È troppo importante per noi come vetrina e per la società a livello economico».
Se snobbate la Coppa Italia, buone notizie per l’Udinese… «Ma scherza? Io mica gioco nel Barcellona o nel Real Madrid, qui ogni trofeo è bello. I friulani con quell’attacco che hanno non li possiamo prendere sottogamba. E poi io fra dieci anni ho finito di giocare. Adesso mi chiamano Capitan Futuro, ma non ci metterò molto a diventare Capitan Passato, meglio darsi da fare. Alla stella d’argento delle dieci Coppe ci tengo».
Al Real vincerebbe, ma lei non si muove per amore della Roma. Se però vincesse uno scudetto con la Roma si sentirebbe libero di andare via? «Non cambia niente, sento a pelle questa città. E poi tutti dimenticano che mia figlia Gaia vive a Roma. Per me prima c’è lei, poi niente, poi il calcio».
Chi si è più rafforzato dal mercato invernale? «Toni è stato perfetto per noi. Dobbiamo far di tutto per confermare lui e Burdisso. Pandev e Mancini sono forti, ma dico che pure la Lazio ha fatto un grande salto di qualità».
Ranieri, Roma si da fa romano «Alt: arbitri. non è vero. Lui è romano, ma non c’era quando succedevano certe cose. Ora c’è equità, l’errore può essere contro come a favore, ma prima non succedeva e io l’ho detto».
A proposito di parole, che cosa ha detto domenica a Okaka rincorrendolo dopo il gol? «Un po’ non me lo ricordo, un po’ non posso dirlo, ma è un amico vero, gli voglio bene». Paura del flop azzurro-Juve? «No, lì sono solo 7 partite. E poi in certe manifestazioni preferisco uno di 35 anni a uno di 18: l’esperienza conta. Una squadra come l’Italia, però, deve arrivare almeno ai quarti».
Panucci dice che, per rispetto al gruppo, Totti dovrebbe dire no al Mondiale. Lei che ne pensa: Francesco ha voglia? « Christian non sbaglia, ma Francesco, come Nesta, non ha mai snobbato la Nazionale, il suo è stato un discorso fisico. Se avesse giocato le qualificazioni, ora sarebbe ancora più in difficoltà. E poi è uno che si è sempre fatto voler bene dal gruppo. E sulla voglia dico solo che tutti i giocatori di élite hanno voglia di fare il Mondiale».
Voltiamo pagina: come ha vissuto la sovraesposizione della sua famiglia dopo l’omicidio di suo suocero, Massimo Pisnoli? «Male, soprattutto perché tanta gente ha parlato di questa storia con superficialità. Nessuno si è reso conto che si parlava di una persona morta e in quel modo violento. Io so quello che mio suocero poteva aver fatto nella vita, ma per tanti sembrava quasi che si fosse meritato una fine del genere, e questo è assurdo. L’affetto che mi lega a lui non cambierà, così come non mi pento della dedica che gli ho fatto (dopo la doppietta in Nazionale alla Georgia, ndr), anche se questo mi è costato le critiche di un sindacato di polizia. A prescindere dal fatto che il mio matrimonio con Tamara non è andato bene, il presente e il futuro è nostra figlia, che ci terrà uniti per sempre, a dispetto di tutte le chiacchiere».
A proposito di chiacchiere, sa che se si clicca il suo nome su internet si trovano molti link con l’estrema destra: perché? «Ho questa etichetta, ma non so rispondere. Avere valori come la famiglia o l’ordine è di destra? Dovrebbero averli tutti. Come se uno dice che tanti immigrati clandestini commettono reati. Però non respingerei mai in mare gente in difficoltà al largo di Lampedusa. Io credo di essere un moderato, ma le confesso, e faccio pure brutta figura, che non ho mai votato. So che è sbagliato, i miei genitori si arrabbiano pure, però la pigrizia e il non riconoscermi nella politica mi allontana».
Vero che la maggior parte dei calciatori sono di destra? «Potrei rispondere che la maggior parte dei cantanti o degli attori sono di sinistra. Per me la politica non è una questione di schieramenti, ma di persone».
Vero che i calciatori pensano solo a donne e soldi? Eppure tempo libero ne avete. «Il calciatore è il mestiere che dà più tempo libero, ma questi sono luoghi comuni. A me non piaceva andare a scuola, però mi tengo informato e ho i miei valori». Sarebbe contento se sua figlia sposasse un calciatore o facesse la velina? «Su due piedi risponderei di no, poi però approfondirei sulla persona e i sentimenti». Il coro: «Non esistono negri italiani» è razzista?. Insomma, parliamo di Balotelli. «Quello è un coro razzista, però se in campo ci sono tanti di colore e si prende di mira solo uno allora è una questione diversa. È un modo sbagliato per prendersela con un avversario. E gli insulti che prendono i romani e i napoletani?».