C’è un unico caposaldo, madre di tutte le certezze. È la radice della rosa. È Totti, appunto. «A Torino è stato essenziale – continua a spiegare Francesco – trovare il pareggio dopo pochi minuti. Penso che anche questa volta contro la Juve potevamo vincere. È stata una partita combattuta, ma era nelle nostre possibilità centrare il bottino pieno». Già. È la stessa sensazione che hanno provato tutti i romanisti. Il problema è che la Roma ha giocato bene, ma così bene, che è un peccato non avere espugnato la Torino bianconera per il secondo anno di fila. Francesco sta da dio. Con la Juve si è visto. Nella ripresa ha tenuto in gioco un pallone destinato al fallo laterale con un colpo di tacco che aveva in sé qualcosa di mistico. Non lo fai un numero del genere se non ti senti al massimo. Se nelle scelte contasse solo la condizione fisica, Totti non sarebbe certamente sacrificato nella preannunciata rotazione dei quattro attaccanti titolari: Borriello, Menez e Vucinic, oltre al Capitano. E invece chissà. Appassiscono le rose, cambiano i tecnici. Ma Francesco non li dimentica. Spalletti ha vinto ieri il campionato russo con lo Zenit. Totti gli ha voluto fare i complimenti sul suo sito: «Bella prova del nostro Luciano Spalletti che in Russia è riuscito ad imporsi alla guida dello Zenit, aggiudicandosi lo scudetto con due giornate di anticipo. E poi con un netto 5-0: festa grande!!! D’altra parte noi lo conosciamo bene, qui a Roma non dimentichiamo chi è passato e ha lasciato qualcosa di importante e positivo. Grande mister, è una meraviglia quando gli italiani di valore riescono a mostrare il loro talento anche all’estero: complimenti!»
Potrà pure essere lunga, potrà pure essere la più completa della Serie A, ma la rosa prima o poi appassisce. Pure se è quella della Roma. Totti è l’eccezione. Perché Totti per la Roma non è il primo dei petali. È di più. È la radice, l’anima, la quintessenza della rosa. Ecco perché uno s’arrabbia quando lo insultano. Totti è come la Roma. Non si discute. Si ama. L’età lo ha invecchiato, ma solo per l’anagrafe. Dentro, Francesco serba ancora lo stesso entusiasmo di quando in panchina sedeva Zeman, aveva i capelli a spazzola e all’Udinese segnava un po’ come gli pareva. Tipo di sinistro, e al volo. Chapeau. Rieccola, l’Udinese. «Sabato – commenta il Capitano sul suo sito – ci attende l’impegno in casa contro i friulani e dovremo sfruttare questi giorni per recuperare i giocatori infortunati». Gli infortunati. Che poi sono Juan, Perrotta e Pizarro. Non proprio gli ultimi arrivati. Se però la Roma è tornata a lottare nella parte della classifica che le spetta per diritto divino, è perché Ranieri ha saputo industriarsi facendo a meno di mezza squadra titolare. Ha scoperto Greco, ha riscoperto Cicinho, ha scommesso su Simplicio, scommetterà su Adriano.