Da Il Romanista:
Un campo di patate, uno di quelli che non si vedono più nemmeno sui campi dell´Eccellenza laziale, dove è arrivato il sintetico di quarta generazione, figuriamoci in serie A. Il Bentegodi ieri pomeriggio è stato uno spot al contrario per il calcio italiano, perché giocare una partita come Chievo-Roma su un terreno di gioco in quelle condizioni ci dà l´esatta misura della modestia del campionato di Serie A. E infatti, se fosse dipeso dalla società giallorossa, la gara non si sarebbe giocata. Fin dalla mattinata di ieri, infatti, i dirigenti giallorossi hanno provato in tutti i modi a non giocare la partita ma, regolamento alla mano, ogni tentativo è risultato vano. Il terreno di gioco del Bentegodi, infatti, seppure in condizioni pessime è stato considerato regolamentare dall´arbitro Rizzoli che non ha rilevato gli estremi per il rinvio della partita, che comunque è stata in dubbio fino a un paio d´ore prima del fischio d´inizio. Poi gli addetti al terreno di gioco del Bentegodi hanno tolto i teloni di copertura che erano stati messi per proteggere il campo dalle intemperie di questi giorni, e l´ultimo sopralluogo del direttore di gara ha dato esito positivo.
Lo spettacolo, però, è stato indegno. Per i calciatori non solo era difficile avere un decente controllo di palla, ma è stato praticamente impossibile mantenere una traiettoria dritta con il pallone tra i piedi. Colpa di un campo non adeguato al campionato di serie A. Un terreno che negli ultimi giorni è stato sollecitato oltremodo visto che domenica scorsa ci ha giocato l´Hellas Verona, che in campionato ha ospitato il Pavia, e solo due giorni dopo il Chievo ha giocato in Coppa Italia contro il Novara. Poi ci si è messa la Nazionale di rugby, che qui il 13 novembre ha affrontato l´Argentina. Il maltempo di questi giorni ha fatto il resto. Per evitare uno spettacolo come quello che abbiamo visto ieri, forse sarebbe bastato solamente un po´ più di buonsenso al momento della compilazione dei calendari. Probabilmente, però, anche questo è chiedere troppo.