Al Ministro per i beni e le attività culturali – Premesso che da un articolo di Gianni Dragoni per “Il Sole-24 ore” dell’11 marzo 2011 si apprende che: «Il futuro dell’As Roma, se avrà buon esito la trattativa per la cessione alla cordata guidata da Thomas DiBenedetto, potrebbe essere radicato nel piccolo Stato sulla costa orientale degli Stati Uniti, il secondo più piccolo degli Usa, il Delaware. Minuscolo, ma con una legislazione molto favorevole alle imprese. Il Delaware è un centro finanziario offshore, anche se non è nella lista nera dei paradisi fiscali. Qui hanno la sede legale più di metà delle società quotate negli Usa. È registrata nel Delaware anche la società statunitense che – secondo Italpetroli – “ha formulato l’offerta più competitiva tra quelle pervenute” per l’acquisto del 67% dell’As Roma, la DiBenedetto As Roma Llc. È una nuova società, a responsabilità limitata, il veicolo per dare l’assalto alla Magica. È a questa che i venditori, UniCredit insieme alla famiglia Sensi, hanno deliberato di “concedere un’esclusiva negoziale per un periodo di 30 giorni”. Colpisce che la società sia in Delaware visto che il capocordata, Tom DiBenedetto, è di Boston. I suoi consulenti spiegano che la scelta di una nuova società, una “Newco”, basata nel Delaware è dovuta alla semplicità della legislazione locale e ai costi più contenuti. Qui si può contare sul segreto bancario e su un carico fiscale leggerissimo: non si paga l’Iva, le imposte sugli utili delle aziende si fermano all’8,7%, le tasse sul reddito non superano il 5,95 per cento. Il Delaware però evoca anche brutti ricordi. Qui era registrata una società in cui si sono persi i denari dei risparmiatori che hanno dato fiducia alla Parmalat. Vengono in mente le parole del lussemburghese Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, il 31 marzo 2009, alla vigilia del G-20, quando accusò gli Stati Uniti di ospitare paradisi fiscali: “Il G-20 è un organismo senza alcuna credibilità se sulla cosiddetta lista nera dei paradisi fiscali non ci saranno anche Delaware, Wyoming e Nevada, più le isole remote degli Stati Uniti”. Perché l’imprenditore DiBenedetto non ha utilizzato una delle sue società anziché crearne una nuova? Lo schermo del Delaware non consente di vedere chi ci sia nella piccola società. I consulenti assicurano che hanno firmato gli accordi per aderire alla cordata altri tre uomini d’affari americani: Richard D’Amore, James Pallotta, Michael Ruane. La cordata tuttavia non sembra al completo. Permane un’aura di riservatezza intorno alla vicenda. Il direttore generale di UniCredit, Paolo Fiorentino, ha espresso ieri ottimismo. I 30 giorni per l’esclusiva scadono giovedì 17 marzo. È “tutto come programmato”, ha detto Fiorentino all’Ansa. Interpellato sui tempi, ha risposto: “Ci siamo!”, con DiBenedetto “va tutto bene”. Queste parole hanno infiammato le azioni della Roma, in rialzo del 7,64% a 1,127, mentre l’indice Mib ha perso l’1,46 per cento. Ma chi è DiBenedetto? A Roma nessuno lo ha visto, malgrado circoli una sua foto sulle gradinate dell’Olimpico. C’è curiosità anche tra gli americani che vivono a Roma. “L’ambasciatore David Thorne è di Boston, ma non lo conosce“, ha detto al Sole 24 Ore un autorevole diplomatico»,
si chiede di sapere:
quale sia la reale situazione circa la procedura di cessione della società sportiva Roma e se il Governo non ritenga opportuno, per quanto di competenza, vigilare per evitare che un’azienda quotata in borsa possa mettere a repentaglio gli investimenti degli azionisti sportivi;
se sia vero che proprio nel Delaware fosse stata registrata una società in cui sono stati persi i denari dei risparmiatori che avevano dato fiducia alla Parmalat;
se risponda al vero che il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, il 31 marzo 2009, alla vigilia del G20, accusò gli Stati Uniti di ospitare paradisi fiscali;
se risulti la ragione per cui DiBenedetto abbia costituito una nuova società con lo schermo del Delaware, invece di utilizzare altre già presenti per la cordata di acquisto della Roma calcio;
se risulti che le trattative per la cessione della Roma portate avanti dal direttore generale di UniCredit, Paolo Fiorentino, non possano nascondere forme di turbativa di mercato alla luce delle sue dichiarazioni all’Ansa riportate nelle premesse.
Cessione As Roma, interrogazione parlamentare sul futuro della società
di 31 Marzo 20111
sdsceee 31 Marzo 2011 il 14:19
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