Il tempo di voltare la testa: il Livorno lo trovi affossato in coda classifica dopo le prime gare di un campionato 2009/10 nel quale i labronici sembravano essere vittime predestinate. Nonostante il ritorno del fu “tenetevi il miliardo”, rimpatriato dopo un giro in Europa quantomeno eccentrico. Dall’Ucraina dello Shakhtar Donetsk a Parma. Dai ducali a Livorno. Piccoli e neppure tanto lunghi viaggi di lavoro per dare il tempo a Cristiano Lucarelli di andarli a prendere – stavolta sì – i miliardi. E tornare a respirare l’aria del porto, riprendere a duellare con Aldo Spinelli, da cui lo dividono milioni di dettagli. Il carattere, il modo di intendere il calcio, la maniera di percepire il Livorno. Forse la fede politica, che – fosse per Cristiano Lucarelli – forse lui, alla vigilia di Livorno-Roma sarebbe venuto volentieri nella Capitale, dove il centro-sinistra politico italiano sta manifestando dal pomeriggio. Spinelli, con ogni probabilità, no. Ma è altra storia.
LIVORNO 2009/10. Di certo, a riassumere la stagione del Livorno di quest’anno, ci sono i volti noti per la piazza di Lucarelli e Spinelli, oltre a quello nuovo di Serse Cosmi; a identificare i labronici che si preparano a sfidare la Roma, invece, una bella infermeria piena di calciatori indisponibili. Mancheranno in parecchi, nelle fila toscane: Bergvold, Tavano, Marchini, Pulzetti, Galante, Bernardini e Raimondi. Tutti con problemi fisici tranne quest’ultimo, che è squalificato. Forti della cabala, che ricorda quanto l’Armando Picchi sia campo minato per la Roma (che a Livorno non vince da sei anni), gli uomini di Cosmi hanno ancora negli occhi la gara d’andata – esordio in panchina del tecnico col cappellino sempre in testa – quando l’ex Ciccio Tavano (a cui, in ogni caso, non potrà riuscire il bis in virtù dell’assenza forzata) castigò la Roma e rinforzò la convinzione di Cosmi nella capacità del Livorno di salvarsi. Erano 62 anni che gli amaranto non sbancavano l’Olimpico.