Da Il Messaggero:
Partiamo della caduta delle inglesi? «No, meglio di no. Non è un argomento interessante». Svicola Fabio Capello, ct della nazionale d’Inghilterra. E’ a Londra. Non può esporsi oggi, lo farà presto. Meglio spostarci sul nostro campionato. Lo scudetto, roba per tre.
O per due, Capello?
«Tre».
Senza dubbi?
«E’ una lotta punto a punto fino alla fine. E’ il campionato dei rimpianti. L’Inter ha perso molti punti; la Roma ha il pareggio di Livorno sulle spalle; il Milan ha bruciato due set point. Per questo restano tutte e tre in corsa. Basta un piccolo passo falso e si decide tutto».
C’è una favorita?
«No. Certo, la Roma mi sembra la squadra maggiormente in salute».
Che sentimento prova in questo momento: nostalgia, invidia? Vorrebbe essere uno tra Mourinho, Ranieri o Leonardo per godersi in prima persona questo rush finale?
«Assolutamente no. Ho un mondiale a cui pensare».Si dice: l’Inter ha la fatica in più della Champions. «Lo credo bene».
Ma arrivare in fondo a una competizione così importante, non dà una maggiore spinta psicologica?
«Senza dubbio. Però ti toglie parecchio da un punto di vista nervoso, della concentrazione. Si bruciano energie. E’ vero, ti dà morale, ma poi le partite importanti le devi giocare e questo pesa parecchio».
La Roma, poi, può giocarsi la carta Totti.
«Il suo rientro può essere fondamentale per la squadra».
Con Toni centravanti, dove potrebbe giocare il capitano?
«Per me sempre davanti alla porta. I numeri parlano chiaro. Io lo facevo giocare come seconda punta. Con Toni fanno una bella coppia. Il suo rientro non può essere certo un problema».
Totti ci ricorda la sua Roma. Si parla di analogie tra questa e la squadra che vinse nel 2001. Lei che ne pensa?
«E’ sempre difficile fare paragoni. L’analogia è che sono due squadre che hanno azzeccato gli acquisti. La società, all’epoca e ora, ha preso giocatori che fanno la differenza. Bisogna dargliene atto».
Ma questa Roma non ha investito sul mercato come la sua.
«Nel calcio non contano solo i soldi. Ma la forza delle idee. Ditemi chi ha venduto la Roma? Non certo i pezzi migliori. Questi sono i fatti».
Quindi la Roma non è per caso ai primi posti?
«No, non direi. E’ frutto di una programmazione. La Roma sono anni che è lì. L’unica sorpresa è il portiere: Julio Sergio sta facendo bene e ha sostituito un ottimo portiere come Doni».
Di Totti abbiamo detto, di De Rossi che ci dice?
«Daniele sta crescendo anno dopo anno. Un calciatore che, se la Roma avesse voglia di metterlo sul mercato, ma credo non abbia alcuna intenzione di farlo, troverebbe molti club pronti a fare a cazzotti per lui a suon di milioni di euro».
Toni è l’attuale Batistuta?
«Toni è un giocatore importante. Ha fatto bene ovunque. Deve stare al top fisicamente».
Vucinic come Delvecchio?
«Marco lavorava più per la squadra, Mirko ha più fantasia sotto porta».
Che meriti ha Ranieri?
«Molti. Ha fatto un lavoro straordinario. Ha dato un gioco, ha ricompattato un gruppo, si vede che i giocatori vanno d’accordo, si vogliono bene».
La sua Roma forse aveva un gruppo meno unito?
«No, no. Anche quella Roma aveva un ottimo collettivo».
Ranieri è un tecnico sottovalutato?
«Lo è per via di una cattiva valutazione da parte degli altri. Lui non ha colpe. Ha fatto bene ovunque ha allenato, cos’altro poteva fare?».
Mourinho fa capire che l’Inter è perseguitata dagli arbitri. Lei che ne pensa?
«Io in queste beghe non ho alcuna intenzione di entrare».
Lei ha spesso vinto da dominatore. A Madrid, l’ultimo scudetto lo ottenne inseguendo. E’ meglio vincere così?
«L’importante è tagliare il traguardo. Le emozioni sono le stesse. Fare la lepre ti dà un minimo di carica in più».
Che sensazioni si porta dietro per lo scudetto del 2001?
«Belle emozioni. Vincere a Roma, dove raramente ci si riusciva, ti dà quel qualcosa di unico, di diverso dal resto. Vincere a Madrid, Milano o Torino significa fare bene il tuo lavoro e basta. Uno scudetto a Roma non si dimentica».
Per chi fa il tifo tra Roma, Inter e Milan?
«Non mi faccia arrabbiare…».