Nicolas Burdisso, difensore argentino della Roma in prestito dall’Inter, ha parlato del momento positivo che sta attraversando lui e la squadra giallorossa in un’intervista di Roma Channel:
Ti abbiamo presentato con un tango. Tu balli il tango?
“No, non sono un ballerino di Tango. E poi non è facile. C’è bisogno di una compagna che sia brava. Non sono così fortunato”.
Chi è Nicolas Burdisso?
“Sono nato in un paese di collina di 2000 abitanti. Lì c’è un paese, poi campagna per chilometri. Ho sempre giocato a calcio, eravamo una famiglia di calciatori, mio padre ha giocato in serie a in Argentina,. Lui ha fatto anche l’allenatore e io ero sempre con lui. Lui mi ha detto: per andare a giocare in serie A, nelle giovanili, lui mi ha detto di fare questa scelta. Ho fatto un provino con la squadra dove giocavano anche Batistuta, Samuel, e i più bravi giocatori di Argentina. Poi mi hanno mandato via dopo due anni. Ho continuato a lottare, a crescere. Al Boca cercavano ragazzi da portare in prima squadra, sono andato lì ed è iniziata questa storia”
Hai un Palmares impressionante in Sud America…
“Sì, è stato bellissimo vincere tanto col Boca”
Carlos Bianchi che allenatore è?
“Alcuni sudamericani come lui trovano difficoltà in Europa. Per me è il numero uno. Certo, se tornasse in Europa avrebbe gli stessi problemi, non arriva al calciatore europeo come agli argentini”.
Quale è stata la più grande soddisfazione lì?
“La vittoria sul Milan in finale di Intercontinentale nel 2003. Era un momento magico per la mia carriera. Arrivare a vincere tanto, era la mia terza finale dopo tre Libertadores”.
Come cambia il tifo tra Europa e Sud America?
“I tifosi in argentina cantano tutta la partita, ma sono simili a qui. Un mio compagno che ha giocato solo sei mesi al Boca. Mi ha detto che i tifosi del Boca che cantano sempre iniziano a cantare veramente nel momento in cui la squadra è in difficoltà. E questo è bellissimo”.
Quali le difficoltà passando dall’Argentina all’Italia?
“E’ diverso. Bianchi mi raccontò un fatto: per fare riscaldamento devi sdraiarti a terra e la mattina spesso il campo è bagnato per l’umidità. Qui, mi ha detto Bianchi, nessuno si è sdraiato mai a terra finché non arrivavano i tappetini”.
C’è proprio una mentalità differente…
“Noi arrivando qui dobbiamo cambiare mentalità. Dobbiamo pensare come gli europei. Devi cambiare modo di marcare. In Argentina c’erano due, tre secondi per marcare. Un allenatore trova più difficoltà se vuole far giocare una squadra come in Argentina”
L’Argentino si adatta sempre bene in Italia…
“I brasiliani sono più bravi come calciatori. Noi però abbiamo una mentalità di esserci sempre in campo. Parlo per me ma anche per i compagni che ho avuto all’Inter. C’è sempre stata la cultura di voler far bene”.
Un problema enorme ti stava allontanando dal calcio. Moratti e l’Inter ti hanno aiutato nel momento della malattia di tua figlia.
“Aveva due anni. Io lo racconto volentieri, c’è sempre qualcuno che ascolta e ha bisogno perchè vive la stessa cosa. Noi abbiamo saputo della leucemia di mia figlia nel 2005, ero appena arrivato. Per noi era importante avere la famiglia vicina. Chiesi al presidente di stare insieme a mia figlia. Volevo tornare in Argentina, lui mi ha dato tempo e disponibilità. Sono stato 8 mesi con lei in ospedale. Abbiamo lottato e pregato, fatto quello che dicevano i dottori. L’anno scorso ci hanno dato la guarigione completa. Vedi un mondo che non vorresti conoscere, ma poi scopri che la malattia non è morte. C’è la speranza. Nell’80% dei casi i bambini guariscono dalla leucemia. Io non ho fatto nulla più di quello che avrebbero fatto gli altri genitori, è stata brava lei”.
Cambiamo argomento: ho letto che voi argentini all’Inter organizzavate spesso cene insieme.
“Sì, eravamo io, Cambiasso, Samuel, Crespo, quando c’era anche Solari, ci vedevamo con le famiglie, cucinavamo tutti insieme”
In alcuni forum di tifosi dell’Inter ho letto che chi si dava più da fare eravate tu e Cambiasso. E chi è che faceva casino?
“Casino lo facevano Crespo, Solari, che sono ragazzi di città e non sanno cucinare…(ride, ndr). No, venivano a fare gli scherzi, ma poi aiutavano tutti”.
Hai legato con Pizarro qui a Roma, per motivi geografici
“Si con David moltissimo, ma anche con gli altri”.
Lo riproporrai anche alla Roma?
“Sì, magari se la Roma dovesse vincere la Coppa Italia potrei organizzarlo facendomi aiutare da mio padre e da Pizarro. Adesso no, anche perchè è brutto tempo”.
Cosa ti aspetti dalla stagione della Roma? Credi nella rimonta sui tuoi ex compagni dell’Inter?
“Non dobbiamo porci obiettivi, possiamo credere nella possibilità di lottare fino alla fine con l’Inter. Dobbiamo ragionare partita dopo partita. In più,vogliamo proseguire il cammino sia in Europa league che in Coppa Italia”
Come hai vissuto il passaggio dall’Inter alla Roma, con cui per anni hai lottato per lo scudetto?
“Tutti i giorni nello spogliatoio Francesco e Daniele (Totti e De Rossi, ndr), ma anche Simone (Perrotta) mi parlano di quel campionato e quella partita con il Catania, dicendo che doveva vincere la Roma lo scudetto di due anni fa”.
Che spogliatoio hai trovato a Roma?
“Un gruppo importante, siamo molto uniti. Totti e De Rossi sono l’anima e il cuore della squadra. Daniele ha un cuore grande così”
Che idea hai di Ranieri?
“Ci ha soropresi, è un tecnico sempre presente, ha una grande concretezza e anche il gioco col tempo sta diventando abbastanza spettacolare. La cosa più importante però è la conretezza che ha dato alla squadra”.
Che rapporto hai con Juan e Mexes? Per Ranieri siete tre titolari…
“Mi fa molto piacere giocare con loro, non è una frase fatta quella che tra noi non c’è concorrenza. Siamo tutti e tre molto diversi. Inoltre sto giocando molto più degli altri anni”.
Ci dici cosa significava l’esultanza di Mexes di ieri?
“Phil è un ragazzo eccezionale, ma forse quell’esultanza non significa nulla. Poi glie lo chiederò”.
Cosa speri per il tuo futuro?
“Purtroppo non dipende da me ma mi farebbe piacere restare, vorrei rimanere in questo gruppo eccezionale. In più Roma è una città che si adatta molto di più alla caratteristiche di noi argentini”.
A proposito di Argentina. Cosa pensi delle ultime conviocazioni di Maradona?
“Non mi fate parlare, non lo so, non vorrei parlarne. E’ chiaro che spero di partecipare al mondiale”