Da La Gazzetta dello Sport:
In cento giorni si è rovesciato il mondo. Il primo giorno, il 28 ottobre 2009, sembrava una serata come tante, come quasi tutte le precedenti: la Roma giocava, la Roma perdeva. Perciò, mentre le prendeva anche dall’Udinese, nessuno, guardandola, poteva sperare che invece, proprio in quei dieci minuti finali, stava accadendo l’imponderabile.
Dal 39’ al fischio finale, sotto 2-1, la Roma continuò a perdere ma riuscì a trovare la lucidità per analizzare la sua esistenza. Maturò la consapevolezza di aver toccato il fondo, di nuovo; la paura di crollare, stavolta senza potersi rialzare; il rischio di finire nel fango della lotta per non retrocedere. E fu proprio in quei minuti, che si manifestò l’imponderabile: la voglia finalmente chiara di cominciare una nuova vita, di mettersi alle spalle guai e tormenti, la necessità di ripartire con le proprie forze e i consigli di un padre/amico, Ranieri. Quella sera Il 28 ottobre 2009, 10ª di campionato, due punti in più della terz’ultima, la Roma incassò due reti, la 17ª e la 18ª, diventando la seconda peggiore difesa del torneo. Doni doveva ancora perdere il posto per la seconda volta (definitiva): giocò discretamente, fino alla panzata sul raddoppio di Floro Flores.
Mexes, pure lui, era ancora in prima linea ( e mai avrebbe pensato di finire presto nel sottoscala): marcò stretto Di Natale, cavandosela, ma si disinteressò dei palloni alti. Cassetti era in crisi mistica (il derby era di là da venire): giocò a sinistra e fu tra i peggiori.
Nuove gerarchie. Questi cento giorni hanno visto cento anime, cento abbracci, cento vite diverse. La Roma non ha più perso, ha vinto, rimontato, esultato, ha chiuso la porta in faccia agli avversari. Anche la difesa ha scalato la classifica: oggi è la 9ª del campionato. Ranieri ha cambiato uomini e gerarchie, pure nelle retrovie: fuori Doni e Mexes (infortunati), dentro Julio Sergio e Burdisso.