Nessuna croce addosso Ma l’assoluzione finale per l’attacco azzurro arriva da due avvocati che di mestiere fanno i difensori: «Siamo stati corti come ci ha chiesto Prandelli — dice Cassani — e i presupposti per fare gol li abbiamo creati». «Non vorrei — aggiunge Chiellini — che si buttasse troppo la croce addosso agli attaccanti: ci abbiamo provato in tutti i modi, a volte basta un pizzico di fortuna in più per segnare il gol decisivo».
IL RISCHIO BEFFA Se non altro, dopo una striscia inquietante (sette gare di fila senza riuscire a chiudere la porta), l’Italia non prende gol da due partite. Se contro le Far Oer era doveroso, diciamo che ieri sera non era così scontato. E infatti il rischio non è mancato, «in quell’occasione — ha ammesso Chiellini — siamo stati anche fortunati», ma Healy ci ha messo del suo per non far pentire troppo Bonucci e Viviano ci ha messo i riflessi giusti più tardi, quando Davis ha cercato il blitz della beffa: «Non è stata una parata troppo complicata, forse avevamo rischiato di più su Healy: non eravamo saliti bene su una rimessa laterale, restando troppo schiacciati. In ogni caso sarebbe stato un peccato, visto che qualcosina di troppo avevamo già sprecato davanti».
Il rimpianto, la consolazione e uno 0-0 dal sapore un po’ così, che nulla toglie ma poco aggiunge ale certezze di una squadra in cerca di identità. Marassi, aspettami Il rimpianto, dunque. Quel pallone filtrante per Borriello nel primo tempo era stato come un premio a tanto sbattersi per gli altri, però il sinistro ha cantato stonato, steccando sul corpo di Taylor. Ma lui non se l’è presa più di tanto: «Sto bene, arrivavo sempre primo sulla palla: quando ho avuto quell’occasione, in 50 metri ne ho dati cinque al difensore. Mi è mancato solo il gol, ma con questa forma arriverà e intanto imparerò dagli errori. E allo stadio di Genova sono molto legato: visto il feeling che c’è con Cassano…».
Già, Cassano: quel cross per Pazzini, come un invito a diventare il jolly della serata, non raccolto. «Eh sì — ammette Simone Pepe — soprattutto nel secondo tempo abbiamo giocato un buon calcio, ma dovevamo finalizzare meglio». Forse anche lui, «ma su quel pallone di Cassano sono arrivato con il passo troppo lungo: non sarei riuscito a calciare, dunque ho provato a mettere in mezzo».