Da La Gazzetta dello Sport:
Cena fuori consentita sabato sera, ma senza esagerare. Ammessi tete-à-tete, gruppi di tre o quattro persone, non di più. Grandi tavolate considerate eccessive. Se proprio insistete, una capatina in discoteca. Ma la domenica in famiglia, a riposo. Ottimi cinema, teatro, musei, parco con i bimbi, tv in salotto. Consentita pure la visione di Milan-Lazio, ieri sera. Ma al fischio finale, subito a letto. Oggi si ricomincia. Anzi, «comincia la settimana più importante della stagione— dice un dirigente —, quella in cui dovremo confermarci». Scelte di vita Entusiasmo tutto sommato contenuto. Caroselli sì, ma senza bloccare la città. «Non si può festeggiare per niente», dice giustamente Gian Paolo Montali. Solo che fino a qualche tempo fa ciò che altrove appariva perfino scontato, qui si faceva fatica a comprenderlo. «Dobbiamo avere comportamenti da grande squadra — ancora Montali— e le grandi squadre festeggiano quando vincono la guerra, non la battaglia » . E pure Ranieri, nel post-partita, aveva ammonito: «Bella vittoria, vero? E pensare che non abbiamo fatto ancora nulla, il bello comincia ora, col rettilineo finale».
I giocatori hanno afferrato il concetto, ormai. Indicativa la frase di Rodrigo Taddei. «Facciamo finta che non sia successo niente, come se questo Roma-Inter non fosse mai esistito». Per Burdisso è esistito eccome: avvicinato da qualcuno dello staff interista (non Mourinho), poco carinamente («Ma non ti ricordi che sei dell’Inter? Con noi non hai mai giocato così», gli hanno detto), ha risposto per le rime e nello spogliatoio si è sfogato con i compagni: «Lì non voglio più tornarci, voglio restare alla Roma».