Mario Balotelli chiede scusa: all’Inter, ai tifosi, ai compagni di squadra. E cerca in questa maniera di ricucire lo strappo della tifoseria, che in mattinata gli aveva dato il ben servito con una lettera pubblicata sul sito ufficiale della Curva Nord interista. Quanto può essere forte la pressione vissuta da un ragazzo che vent’anni non li ha ancora compiuti ma in compenso guadagna cifre a tal punto faraoniche che il suo stipendio annuale non lo pareggiano nemmeno quattro mensilità vitalizie di gente semplice? Quelli che stanno fuori a godersi lo star system e quelli che ne sono parte integrante. Balotelli vorrebbe diventare il calciatore più forte al mondo. A parole – le sue – già è lì lì per esserlo. Eppure, fatti come quelli di martedì sera – litigio con il pubblico che ne fischiava la svogliatezza, lancio della maglia nerazzurra sull’erba di San Siro e fuga negli spogliatoi – mostrano solo che per arrivare a essere fuoriclasse sul campo occorre imparare e crescere al di fuori del rettangolo di gioco. Chi dà consigli a Balotelli? Chi ne suggerisce i comportamenti?
Massimo Moratti ha mostrato l’indulgenza di sempre nei confronti delle bizze del giovanissimo attaccante, intanto si dice che Mino Raiola (nuovo procuratore del bresciano) sia entrato in gioco per aiutare Mario a cambiare casacca. Che la retromarcia di Balotelli fosse un gesto obbligato, pochi dubbi. Che sia sentito – il gesto – se lo augurano tutti i tifosi nerazzurri. Non fosse così, sarà poi il mercato estivo a metterlo in chiaro. Le parole del nerazzurro:
“Chiedo scusa a tutti per il mio gesto di martedì sera. Quando sono entrato in campo e ho sentito i fischi della gente e le urla dell’allenatore ho perso la testa, non capivo più niente e poi alla fine mi son tolto la maglia solo per sfogare la mia rabbia. Mi dispiace di non essere riuscito a controllare la tensione e la frustrazione che da mesi mi stanno logorando“.