Walter Campanile: “Sensi o Angelini, l’Azionariato popolare pronto ad aiutare la Roma”

di Redazione 1


 L’intevista rilasciata da Walter Campanile, fondatore dell’Azionariato Popolare AS Roma, al Romanista:
A che punto siete del progetto?
«Ho timore ad accelerare i tempi. Il popolo giallorosso non è ancora consapevole di cosa sia in realtà l’azionariato popolare ».
Prego?
«C’è chi lo scambia per una specie di abbonamento. Se fosse così, chi abita in Arabia Saudita o in Argentina non avrebbe interesse a partecipare. Quando mai si vedrebbe la Roma all’Olimpico? Invece, attraversoil nostro progetto chiunque potrà contribuire a rendere economicamente più forte la nostra società. E da  qualunque parte del mondo».
Ok, ma i tempi?
«L’azionariato popolare non esiste in Italia. Nel senso che non c’è una cornice legislativa cui ispirarsi. Dunque, in questa prima fase abbiamo lavorato per capire se un modello estero potesse essere applicabile  in Italia».
Immaginiamo di sì.
«Esatto. Infatti, lo abbiamo trovato e spiegheremo più avanti quale sarà. Ma non solo. Ci siamo preoccupati anche di individuare  il soggetto giuridico che rappresenterà i tifosi all’interno della Roma».
Non state pensando a un membro del Consiglio di amministrazione?
«Sì, ma non subito. Il nostro primo scopo sarà quello di rendere il tifoso parte attiva nella gestione dell’azionariato. Avere un rappresentante nel Cda sarà il passo  successivo».
Quali saranno le prossime tappe?
«Tra dicembre e gennaio cercheremo di coinvolgere ottanta personaggi del mondo As Roma. Saranno loro, a febbraio, a  formare un’assemblea costituente che si occuperà di scrivere la carta del trust. È lì che saranno elencati i principi fondamentali dell’azionariato popolare romanista.  Un mese dopo, se saranno stati rispettati i tempi, saremo in grado di formare la vera struttura giuridica che si relazionerà  con la proprietà della Roma».
Che caratteristiche avrà?
«Democraticità, assoluta trasparenza e  “no profit”. Proprio come ci suggerisce da Londra la “Supporters Direct”, l’organismo che lavora anche per la Uefa e che coadiuva i trust con il sostegno dello studio  legale Cleary Gottlieb».
Poi, diceva, il rendez-vous con chi a marzo avrà il controllo della Roma.
«Dovremo trovare un interlocutore che ci aprirà la porta».
Anche se fossero i Sensi?
«Il progetto è indipendente. Non ci importa di chi sarà la proprietà».
Ma se fosse dei Sensi vi ritrovereste a consegnare dei soldi in busta chiusa a una famiglia che, finanziariamente, se la passa parecchio male.
«Ho capito dove vuole arrivare. La nostra non sarà una colletta come quella del Sistina negli anni 60. La gestione dei fondi sarà dei tifosi, non del presidente della società ».
Dunque, vi andrebbe bene chiunque. Anche Angelini?
«Assolutamente. Le ripeto: siamo favorevoli  a sostenere chiunque sia disposto a far tornare grande la Roma. In Italia. E in Europa».
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