Angelini-As Roma, è pronto l’attacco finale. Ecco cosa scrive l’Espresso in edicola venerdì: “Il team Angelini pro-Roma si è preparato all’attacco finale, la tempistica è imminente, non passerà attraverso la Borsa”, ma mediante “un’offerta formale a Italpetroli, completa di prezzo e dettagli vari. Tecnicamente la Roma non è scalabile perchè è controllata per due terzi dalla non quotata ‘Roma 2000′ che, a sua volta, e al 100% di Italpetroli”. “La strada – prosegue l’Espresso – dovrebbe essere quella di un’offerta formale a Italpetroli, che va presentata per conoscenza anche alla Consob”. Ecco l’articolo di L’Espresso.repubblica.it:
Due o tre volte alla settimana il team di bridge Angelini si riunisce nella villa di Francesco Angelini a Grottaferrata, Castelli romani. Il presidente-giocatore-finanziatore Angelini, industriale farmaceutico che fra le altre cose produce Tachipirina, Moment, Amuchina, Tantum e i pannolini Pampers, mette a disposizione un seminterrato provvisto di un sistema informatico capace di simulare tutte le possibili situazioni di gioco. Gli allenamenti sono impegnativi ed evidentemente proficui. L’Angelini Team è una sorta di Real Madrid del bridge carico di scudetti e coppe internazionali, nonché vincitore per la sesta volta del campionato d’Europa a Grenoble in ottobre. I Versace, Lauria, Nunes, Giubilo, Fantoni, De Falco, che giocano o hanno giocato con il club, sono i galacticos della smazzata. Per assicurarsi i campioni del suo gioco preferito, Angelini investe un paio di milioni di euro all’anno. Per lui, noccioline. Il secondo gioco preferito dell’imprenditore romano è il calcio. E lì le cifre cambiano. Ma non abbastanza per spaventare l’uomo che vuole fare con l’As Roma quello che ha fatto con la sua squadra di bridge. Il cavaliere giallorosso ha un palmarès economico da Pallone d’Oro. Ogni anno la sua holding italiana, Angelini Finanziaria, porta a casa utili netti a otto zeri. Nel 2008 sono stati 102 milioni su 1,1 miliardi di euro di ricavi consolidati. Per dare un’idea, la Fininvest del Cavaliere per eccellenza ha guadagnato 131 milioni di euro, però su una base di ricavi molto maggiore (6,1 miliardi di euro nello scorso esercizio). Questo continuo flusso di soldi è stato ammassato nella voce di bilancio più impressionante, gli utili a riserva. La cifra è di 852,4 milioni di euro, accumulati nel corso degli anni e non distribuiti agli azionisti. Non finisce qui. La capogruppo italiana, controllata dall’Angelini Trust con sede nel Liechtenstein, ha un attivo netto di quasi 2 miliardi, pochi debiti, 381 milioni di euro di liquidità e la miseria di 43 milioni di euro di esposizione verso il sistema bancario.
Il 2009 si annuncia altrettanto o più ricco grazie al boom dell’Amuchina, che l’influenza A fa vendere come acqua minerale. Certo, per un imprenditore il calcio può essere molto più rovinoso della suina, come ha imparato a sue spese la famiglia Sensi, attuale proprietaria dei giallorossi. La grandeur pallonara, a dispetto delle promesse di fair play finanziario e di compressione degli ingaggi, continua ad essere sinonimo di disastro economico. Né Angelini accetterebbe, da buon romanista, di diventare un bis di Claudio Lotito, il presidente di una Lazio sparagnina nei conti e sofferente in classifica. Ma a bloccare il signor Tachipirina non sono i soldi, e neppure le tre figlie, contrarie all’acquisto con la stessa maggioranza di due voti contro uno espressa dalle tre sorelle Sensi nel 1993, quando il padre Franco stava decidendo se rilevare la Roma da Giuseppe Ciarrapico. Nel corso della sua scalata annunciata, poi ritirata, infine rilanciata, Angelini ha perso circa sei mesi a decifrare le regole del gioco, che non sono quelle del calcio o del bridge, ma degli scacchi. Dopo qualche sortita spettacolare sui giornali in settembre, la sua irruenza è stata ridotta al silenzio su consiglio di chi gli sta vicino. Nessuna dichiarazione, per sì o per no. Al posto delle interviste ai quotidiani sportivi che gli hanno procurato un avvertimento della Consob, dato che la Roma è quotata, il team Angelini pro Roma si è preparato all’attacco finale. La tempistica è imminente e – bisogna specificare – non passerà attraverso la Borsa. Tecnicamente l’As Roma non è scalabile perché è controllata per due terzi dalla non quotata Roma 2000 che, a sua volta, è al 100 per cento di Italpetroli. La strada dovrebbe essere quella di un’offerta formale a Italpetroli, completa di prezzo e dettagli vari. La proposta va presentata per conoscenza anche alla Consob, l’organismo di vigilanza che stenta a tenere a bada la ridda di voci sul club. L’unica alternativa a questo schema sarebbe un accordo privato diretto fra la famiglia Sensi e Angelini. Ma nessuno considera realistica l’ipotesi.