A Milano ci è passato, ha soggiornato parecchio tempo (quattro anni, dal 2004 al 2007, dopo la trafila delle giovanili nelle fila dell’Inter) per poi andare a cercare fortuna – e minuti – altrove.
La storia calcistica di Marco Andreolli è davvero intensa e ricca di dettagli, sebbene il ragazzo abbia appena compiuto ventitrè anni. Il Corriere della Sera in edicola oggi riprende a stralci alcuni dei momenti più interessanti del passato di Andreolli attraverso un’intervista con il difensore giallorosso.
Che non dimentica di parlare del presente e del futuro.
Da erede di Giacinto Facchetti a calciatore perduto per le grandi platee, ora in cerca di rilancio. Strana e repentina parabola di una persona perbene, di un ragazzo modello come Marco Andreolli, nell’accezione più glamour del termine. Qualche marchio di tendenza si accorse anni fa della sua “spendibilità”, lanciandolo come testimonial, anche se la sua pacatezza stride con i lustrini delle riviste patinate. Andreolli è l’antidivo per eccellenza e parte ultimo dei quattro anche nelle gerarchie dei difensori centrali della Roma targata Ranieri, alla disperata ricerca di “banditi”. Ci sarebbero tutti i presupposti per mollare. Invece lui ha deciso di scommettere su se stesso.
Come è la vita di un calciatore atipico?
“Sono un tipo riservato e riflessivo, non ho mai considerato penalizzante il non essere cattivo perché conta solo ciò che si vede in campo”.
Pronto dunque alla sfida con Roma, dunque?
“Ho capito che le poche partite disputate qui, con la concorrenza che c’è, valgono più di un campionato intero altrove. Giocherò le mie carte in giallorosso e avrò altre occasioni per mostrare le mie qualità. Questa è una piazza particolare, molto diversa rispetto a Milano: non c’è mai equilibrio e si va dall’esaltazione alla demolizione. Nel bene e nel male, Roma è un contesto unico, ma per i giovani non è facile assecondare questa volubilità dell’ambiente. A volte un pò di pazienza in più ci vorrebbe”.
Ranieri come considera i giovani?
“Tiene in considerazione tutti allo stesso modo, lo ha detto dal primo giorno. All’inizio ci parlò chiaramente, spiegando che per le prime partite avrebbe puntato sui veterani. Per questo sono rimasto in tribuna, poi ho trovato maggiore spazio e credo di non aver deluso le aspettative”.
E’ vero che litigò con società e allenatore perché in estate voleva andare via?
“E’ vero che c’erano parecchie richieste, che ero titolare in serie B e nell’Under 21 europea. Parlai con Spalletti, chiedendo di partire, e lui capì, anche se prima dell’arrivo di Burdisso la società voleva tutelarsi, perché in difesa eravamo contati. Dopo l’arrivo di Nicolas, non c’era molto tempo per chiudere una trattativa, tutti mi hanno confermato la fiducia e alla fine sono rimasto. Burdisso lo conosco dai tempi dell’Inter, lui è sempre prodigo di consigli per me e non avevo dubbi che si sarebbe inserito al meglio”.
Perché quella della Roma è la peggior difesa della serie A?
“Difficile dirlo, ma le cose stanno cambiando. Adesso c’è un lavoro specifico per reparti, che prima non era così curato, anche se ci vorrà ancora tempo per far sì che i movimenti siano metabolizzati. Questa squadra ha un potenziale di indiscutibile valore, escludendo l’Inter non siamo inferiori a nessuno. Stiamo vivendo un buon momento dopo l’avvio difficile e il cambio di allenatore, con tutte le conseguenze che ha portato. I risultati hanno dato sicurezza al gruppo”.
Domani il Milan a San Siro. Per Andreolli sarà una gara qualunque?
“A Milano ho giocato poco, ma la rivalità la sentivo eccome. Mi aspetto una grande Roma”.