Giudizi che si somigliano, quelli di ex calciatori legati all’ambiente capitolino, interpellati da Il Corriere dello Sport per valutare la gara della Roma contro il Bayern Monaco. A detta dei più, l’atteggiamento è oscillato tra paura e catenaccio. Testuale:
Abbiamo chiesto a dieci grandi ex giallorossi di analizzare la prestazione offerta a Monaco alla luce delle critiche severe mosse a fine partita da Totti. Tutti (o quasi) d’accordo con lui.
ABEL BALBO
«Io non credo che le intenzioni della Roma fossero quelle di fare il catenaccio. Peraltro non ha i giocatori per fare questo tipo di gioco. Penso che il piano partita di Ranieri fosse quello di fare molta attenzione alla fase difensiva, concedere il meno possibile a una grande squadra come il Bayern Monaco e poi ripartire per sfruttare gli spazi. Il problema è che di fatto non è quasi mai ripartita. E credo che questo sia dipeso dal fatto che ha giocato con la paura della squadra tedesca. Facendo così, la Roma si è snaturata rispetto a quelle che da anni sono le sue caratteristiche. Ma questa è una squadra costruita per giocare in un’altra maniera» .
ZIBI’ BONIEK
«Non voglio dare definizioni della Roma che ho visto in campo all’Allianz, anche perché se lo facessi potrei usare aggettivi molto pesanti. Posso dire però che la cosa che mi ha dato fastidio è che dopo dieci minuti si era capito come sarebbe andata a finire, che il massimo a cui si poteva ambire era il risultato di zero a zero, ma che c’era anche la consapevolezza che prima o dopo i tedeschi avrebbero segnato e che la Roma non avrebbe avuto la capacità di reagire. E pensare che appena pochi mesi fa questa squadra ha sfiorato lo scudetto giocando un calcio offensivo e anche spettacolare».
SEBINO NELA
«Non voglio parlare di catenaccio sì, catenaccio no. Io dico solo che il gioco del calcio prevede due fasi, una difensiva e un’offensiva. A Monaco la Roma ha fatto soltanto la prima. La Roma ha giocato a metà, non c’è stata proprio la prestazione perché di fatto i giallorossi non sono mai riusciti a ripartire. Così è impossibile pensare di poter vincere, soprattutto se si manda in campo un quartetto di centrocampisti centrali ma due devono fare gli esterni, possono fare la fase d’interdizione ma non hanno le caratteristiche, una volta in possesso di palla, di ribaltare l’azione e ripartire» .
MASSIMILIANO CAPPIOLI
«Io più che catenaccio parlerei di paura. Che poi per un giocatore e una squadra è la cosa peggiore. Ho visto una Roma impaurita che in testa aveva l’idea che un’altra eventuale sconfitta avrebbe creato tanti problemi. Tutto questo non ha fatto altro che esasperare un atteggiamento difensivo che, soprattutto nella ripresa, si è trasformato in un invito ad attaccare per la squadra tedesca. Ho la sensazione che questa Roma si porti in campo tutto quello che è successo negli ultimi anni senza, però, mai riuscire a vincere qualche cosa d’importante. E questo può essere un pensiero difficile con cui convivere» .
STEFANO DESIDERI
«Quando si prova a giudicare una partita, non si può non tener conto della squadra che hai di fronte. E la Roma, a Monaco, ha giocato contro una grande squadra, pure se erano assenti due campioni come Robben e Ribery. La Roma probabilmente voleva giocare in un’altra maniera, solo che i tedeschi non glielo hanno consentito. Se devo trovare un difetto, io penso che la Roma abbia lasciato troppo campo al Bayern, avrebbe dovuto costringerlo a partire più da lontano. Nel primo tempo le cose non erano andate male, nella ripresa invece i giallorossi hanno pagato un atteggiamento che ha consentito ai tedeschi di prendere sempre maggiore convinzione» .
MAURIZIO IORIO
«Per quel che riguarda il primo tempo non parlerei di catenaccio, per la ripresa invece sì, perché la Roma ha pensato solo a difendersi non provando neppure a ripartire. In poche parole, direi che quella vista in campo a Monaco non mi è sembrata la Roma, troppo timida. Ha giocato senza personalità quando invece questa squadra ha dimostrato di averne. Ho l’impressione che i precedenti risultati negativi abbiano avuto il loro peso sull’atteggiamento della squadra, anche se non penso che Ranieri avesse detto alla squadra di giocare così coperta, anche perché una scelta del genere nove volte su dieci vuole dire sconfitta» .
ALBERTO FACCINI
«Non so se possa parlare del vecchio e caro catenaccio, so però che la Roma che ho visto in campo contro il Bayern Monaco ha pensato soltanto a difendersi. Non ho certo visto la Roma degli anni passati che anche in campo europeo era stato protagonista di splendide partite, giocando un ottimo calcio. Faccio fatica a capire perché, poi, questa squadra continui a giocare con il quattro-quattro-due classico. Non ci sono i giocatori con le caratteristiche per giocare in questa maniera, Brighi e Perrotta sulle fase sono due adattati. E questo vuole dire non avere quasi mai di fare le ripartenze».
CAFU
«Io non so se si può dire che la Roma abbia fatto il catenaccio, però ero allo stadio di Monaco, l’ho vista dal vivo e certamente la mia ex squadra ha avuto un atteggiamento troppo difensivo. Non tanto nel primo tempo quando in qualche occasione ha provato a ripartire, ma nella ripresa la sensazione che mi ha dato è quella di una squadra rinunciataria, soprattutto nel momento in cui il Bayern Monaco ha cominciato a giocare con maggiore velocità. Lì la Roma doveva provare a ripartire, ad alzare il baricentro, a mettere paura agli avversari. Che, invece, hanno continuato ad attaccare sempre di più trovano alla fine i gol della vittoria».
UBALDO RIGHETTI
«Non si può parlare di catenaccio perché se decidi di farlo, scegli giocatori diversi da quelli che sono andati in campo a Monaco, decidi per cinque difensori e due mediani d’interdizione. E’ difficile pensare al catenaccio quando giocano giocatori come Pizarro e De Rossi. Se decidi di fare il catenaccio, per esempio, un giocatore come Menez è il primo che devi mandare in campo perché puoi sfruttare il suo talento e la sua velocità negli spazi. Per spiegare il momento negativo della Roma, non può bastare solo la questione tattica. Credo ci siano anche altri problemi che non sono di facile soluzione » .
ALDAIR
«Difendersi può anche essere una scelta giusta, soprattutto se di fronte hai una grande squadra come il Bayern, ma rinunciare ad attaccare di fatto vuole dire consegnarsi agli avversari perché prima o dopo un gol lo subisci. Lo stesso Bayern nel primo tempo quasi non ci credeva, quando si è convinto, nella ripresa ha cominciato ad attaccare e dopo una serie di occasioni ha trovato il gol decisivo. La Roma non ha mai fatto preoccupare gli avversari, concedendo sempre più campo. Anche a Lione la Roma si era difesa, ma era sempre ripartita, vincendo e dando una lezione di gioco» .