Dal Romanista:
Chi ha voglia. Solo chi ha voglia. Gli altri si accomodino pure alla porta. Non saranno i benvenuti nella rifondazione americana gli ignavi, i senza palle, chi scende in campo pensando all’aumento di ingaggio senza sapere cosa siano cuore e sudore, chi non ama la maglia.
Chi non crede nell’american dream, sarà tagliato fuori. Sarà venduto. Anche i gioielli. O meglio: anche chi pensa di essere un gioiello, ma poi messo in controluce si rivela una roba taroccata. Nemmeno uno zircone: un pezzo di vetro. La rifondazione a stelle e strisce estirperà le erbacce cattive, l’ortica, là dove bisognerà affondare le radici di una quercia. Tutti sono utili, nessuno è indispensabile. Con un’eccezione: Totti. Sarà questa la filosofia degli americani nell’anno zero, quello della preannunciata rifondazione. Il gruppo, la Roma, non sarà guidato da un Brancaleone in sella al suo Aquilante. Ma da un Tecnico con la T maiuscola. Non un omino qualsiasi, magari uno che vanta zero esperienze su una grande panchina. No. Se la Roma continuerà con questo andazzo, e Dio ce ne scampi, non si porrà nemmeno il problema del rinnovo di Ranieri. Semplicemente, l’allenatore terminerà anzitempo la sua avventura sulla panchina della Roma. Montella può essere l’uomo giusto per una sostituzione che, in ogni caso, significherebbe avere ormai compromesso la stagione. E Dio ce ne scampi, di nuovo. Per il futuro, nell’ipotesi di un avvicendamento alla guida della squadra, il nome che fa chi lavora a contatto con il consorzio americano è quello di Ancelotti, che tra un po’ i bookmaker nemmeno quoteranno più, tanto è scontato. Carletto è amato dalla curva, dai tifosi tutti, dagli addetti ai lavori. Ed è un Tecnico con la T maiuscola. Ma Ancelotti, o chi per lui, da solo non basta a fare una grande Roma. Occorre un organico vincente. C’è un solo intoccabile. Si chiama Francesco Totti. Gli americani sognano di esportare il marchio As Roma in tutto il mondo? Benissimo. Non esiste ambasciatore migliore di Totti. Perché ha vinto uno dei tre scudetti della nostra storia, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane, una Scarpa d’oro, qualche Oscar del calcio e poi, ah, pure un Mondiale? Sì, per questo. Ma non solo per questo. Perché Totti quando scende in campo torna Francesco, quel ragazzo semplice di Porta Metronia che da 22 anni a questa parte, da quando nell’89 è arrivato dalla Lodigiani, s’emoziona ancora a vestire la stessa maglia, che allora davanti aveva per sponsor Barilla e adesso Wind. Cambia il vento, passa la gente, passano persino i presidenti che hanno fatto la Storia. Ma Totti resta. E deve restare anche perché l’altro giorno – avete presente la notte del semidisastro con lo Shakthar? – l’unico che sull’1-3 continuava a mordere le caviglie degli ucraini era lui, l’unico che conserva ancora gli attributi e che ci mette la faccia pure quando – vedi col Napoli, quando entra a 13’ dalla fine – ha zero colpe per la figuraccia. Totti è il totem. E gli altri? I gioielli non saranno toccati, ma solo quelli autentici. Per qualcuno sarà utile un esame approfondito. Prendete Vucinic. Agli americani piace da impazzire. Lo scorso dicembre, Mirko chiese di essere ceduto nella sessione di mercato invernale. Montali, che con il Genio di Niksic, va più che d’accordo, lo convinse ad aspettare fino a giugno. DiBenedetto & Co.vorrebbero convincerlo a restare con un’offerta sontuosa. Oltre che per l’indubbie doti tecniche, anche perché lo ritengono il miglior sponsor per il mercato dell’Europa dell’Est. Oltretutto Vucinic è un testimonial della Nike, ovvero del futuro (non imminente) partner tecnico della Roma. Ma la domanda è: lui che vuole fare? Qua, il Genio non basta. Oltre alla classe, urgono umiltà e palle.