Dalla Stampa:
La Roma in transito. Sul club è stato affisso il cartello “vendesi”, con pieno diritto di Unicredit: Rosella Sensi resterà al timone pro tempore, al primo segnale della banca saluterà Totti e compagni. Poco importa, se il patto siglato da i rappresentanti di Italpetroli e piazza Cordusio prevede che la Sensi detenga il 51% della «Newco Roma», perché la quota, una volta intervenuto il nuovo acquirente, dovrà essere ceduta per mille euro. Importo da ridere, legato all’escamotage di evitare l’Opa e utile a capire come sia stato regolato il credito di 325 milioni che l’istituto bancario vantava nei confronti della holding.
La mappa controfirmata è chiarissima, anche se l’accordo verrà definito entro il 20 luglio (ultima udienza fissata per il 26): debito azzerato e 30 milioni di buonuscita in immobili, in cambio dei restanti asset della Compagnia, ivi incluso il mandato a vendere del club giallorosso. Il rischio del fallimento è stato scongiurato, l’approvazione del bilancio rimandata alla ratificazione della pace. Alla Sensi, qualora il pacchetto di maggioranza venisse venduto ad una somma superiore a 100 milioni, verrebbe riconosciuto il 5% dell’eccedenza.
Sull’ok del Monte dei Paschi, creditrice per 80 milioni, non sono previsti colpi di scena. Questi, semmai, sono stati dietro l’angolo anche nell’ultima estenuante udienza di giovedì scorso: per arrivare all’intesa è servita tutta la maestria e la pazienza del professor Ruperto, assieme al lavoro svolto dagli arbitri Romano Vaccarella (per la holding) e Enrico Gabrielli (per la banca) e dall’avvocato Francesco Vannicelli, che nelle vesti di segretario ha tenuto i contatti con la camera arbitrale. È mancato un pelo, perché la trattativa saltasse: appuntamento fissato alle 18, ma fino alle 19,30 le parti discutevano ancora nello studio dell’avvocato Carbonetti, legale di Unicredit.
Il quid: la clausola che tutelasse piazza Cordusio di fronte ad un «comportamento negativo» della Sensi durante l’interregno. Alla fine del tira e molla, dopo le minacce del responsabile dell’arbitrato di andare a sentenza, i contendenti si sono incontrati su una cifra tra i 10 e i 15 milioni di euro di garanzia in immobili. In sostanza, se la Sensi arreca danno alla Roma, la sanzione è stabilita. «Indisponente» anche la fase di discussione del comunicato da divulgare, con Rosella che premeva affinché il viceamministratore di Unicredit, Paolo Fiorentino, dichiarasse che «tutto è stato fatto per il bene della Roma». Tanto è vero che la sottolineatura, poi, è toccata a lei, provatissima e sorretta dal marito.
Borsa e tifosi ora si chiedono: il club, che fine farà? Ieri titolo al ribasso (-4,48%)ma il prezzo è fatto e l’attesa non durerà a lungo: 130 milioni di euro, che Unicredit è sicura di poter incassare entro tre mesi. La caccia al compratore è aperta, anche se la vera impresa è scegliere fra le prede. All’ufficio vendite la fila è già lunghissima: parte dall’imprenditore Gianpaolo Angelucci, passa per fondi arabi e statunitensi, arriva al proprietario di Geox, Mario Moretti Polegato, tocca la Merchant Bank che si affiderebbe a Malagò, si conclude con il magnate della farmaceutica Francesco Angelini, che non ha mai ritirato la sua candidatura. Si lavora a fari spenti.
Tre nomi per la dirigenza, tutti alla finestra: l’ottimizzatore di Trigoria Gian Paolo Montali, Franco Baldini e l’avvocato Dario Canovi. Il cda della provvisoria Roma sarà composto dall’avvocato Roberto Cappelli, dalla presidentessa e dal professore Attilio Zimatore, sul cui nome, fino ad un anno fa, la banca puntava per il ruolo di supermanager: oggi sono solo figure di passaggio, in attesa della nuovo governo giallorosso. Nella Capitale, qualcuno sogna l’America. Altri premono per un presidente con la Roma nel sangue, come lo era Franco Sensi. In generale, si respira smania di toccare terra…