Roma-Sampdoria finita da qualche minuto. Antonio Cassano e Francesco Totti hanno accolto il triplice fischio nella maniera suggerita dal risultato. Braccia alzate per il blucerchiato – che in settimana avevaannunciato l’esultanza sia in caso di gol che di vittoria – e pupilla fissa nel vuoto per il Capitano giallorosso. Ma è durata un attimo: il tempo di adempiere a un dovere dettato dalla circostanza – per la Samp, una vittoria che vale una mezza ipoteca al quarto posto e la conquista di un seggiolino nei preliminari di Champions League – che FantAntonio è corso a stringersi intorno al rammarico evidente di Totti. Mentre questo stava in silenzio e continuava a fissare davanti, quello se l’è preso tra le braccia e lo ha stretto con trasporto. E’ sembrato un gesto sincero, figlio della voglia di Cassano di gettare – una volta per sempre – i malumori con il giallorosso nel dimenticatoio.
Totti era l’idolo di Cassano fin da ragazzino, quando in prima squadra a Bari sognava di emularne le gesta e di giocarci assieme. Quel desiderio, diventato realtà nell’estate del 2001 (60 miliardi investiti dalla Roma per prelevare il barese), Cassano l’ha poi rovinato da solo. Si fa presto. L’ammirazione è diventata gelosia, la voglia di emulazione ha lasciato il posto a un sentimento opposto, la sottovalutazione di se stesso rispetto a Totti s’è tramutata in sopravvalutazione del Cassano giocatore nei confronti del Capitano. Che si sia reso conto dell’errore, pare a questo punto evidente: la marcia indietro di Cassano – uno che non ne fa parecchie – è lo stesso calciatore doriano ad averla voluta rendere pubblica. Ci abbiamo letto un gesto leale e la voglia di esternare quel che Totti, per lui, continua a essere. Un riferimento professionale. Come prima, solo che crescendo – a un certo punto – il barese s’era un po’ perso per strada.