Giornalisti non certo morbidi nei confronti di una squadra che ha mostrato enormi lacune. Di gioco e di carattere. Il giorno dopo Roma-Livorno, i quotidiani vivono il risultato della gara dell’Olimpico nel modo in cui vengono analizzate le sorprese. La 9a di serie A ne ha avute almeno un paio: tolta la vittoria del Livorno, ha stupito il successo del Napoli in terra gigliata, dato che la Fiorentina al Franchi non aveva ancora perso.
Dopo 62 anni, anche ai labronici riesce di invertire la tendenza nel corso delle sfide nella Capitale e portarsi a casa tre punti che, in questa fase del campionato, consentono ai toscani di respirare e lasciare al Siena l’ultimo posto in graduatoria. La legge dei numeri insegna che, prima o poi, ciascun episodio deve accadersi ma in un pezzo apparso su Il Tempo – edizione odierna – è ben comprensibile almeno un dato. Quello, cioè, secondo cui i giallorossi sono tornati a somigliare alla squadra delle prime gare del 2009. E la preoccupazione non può che salire. Testuale:
Sessantadue anni dopo la sua unica vittoria all’Olimpico, il Livorno passa sul cadavere della Roma che stramazza al suolo nel pomeriggio più triste della recente storia giallorossa. Saranno le fatiche europee, il disinteresse che la circonda (appena 3.328 paganti), l’assenza dell’insostituibile Totti, fatto sta che la Roma di ieri è sembrata una squadra sfinita, priva di stimoli e voglia di reagire, capace di giocare dignitosamente appena dieci minuti per tempo prima di arrendersi a un avversario arrivato nella Capitale con tre punti, due gol segnati e zero vittorie. E che gioca in dieci per quasi mezzora. Vince Serse Cosmi, romanista nell’animo, ma mai tenero quando affronta la sua squadra del cuore: appena sbarcato sulla panchina del Livorno si porta a casa una vittoria impensabile alla vigilia – per sua stessa ammissione – e mette a nudo in un colpo solo tutti i limiti dei giallorossi. Per la Roma è la quarta sconfitta in nove partite di campionato, la seconda consecutiva dopo San Siro. Non succedeva dalla partita con il Chievo del maggio scorso che non segnasse neanche un gol in casa. Quella è anche l’ultima gara chiusa con la difesa imbattuta. La spinta positiva di Ranieri sembra già esaurita. E se il tecnico è costretto a ricorrere addirittura al romeno Pit, vuol dire che il fondo è stato toccato. Le scelte iniziali sono condizionate, tanto per cambiare, dagli infortuni. Totti non c’è, Juan e Pizarro (mal di schiena) vanno in tribuna, Faty è il sostituto del cileno, per Brighi e Guberti soltanto panchina. Nel primo tempo l’unico tiro nella porta toscana è una conclusione da due passi di Perrotta. Nel grigiore di una partita da sbadigli al 39′ passa il Livorno con l’ex Tavano, che finalizza un contropiede veloce e colpisce una difesa ancora distratta. A Vucinic e Menez riesce soltanto una cosa: far rimpiangere Totti. In due hanno segnato un gol in campionato. Il francese resta addirittura negli spogliatoi dopo l’intervallo per far posto a Guberti, Vucinic c’è ancora ma combina solo danni. Quando si divora un gol praticamente fatto, lo stadio sbotta e inizia a fischiarlo. L’ingresso di Baptista non cambia il copione, l’unico a mostrare qualche giocata decente è Guberti: i compagni iniziano a passarla soltanto a lui. Il segnale di un gruppo smarrito. De Rossi è svuotato, la folle espulsione del portiere dei toscani De Lucia sembra addormentare la Roma. Taddei non ce la fa più e Ranieri mette dentro Pit, l’unico esterno a disposizione, all’esordio in campionato: Olimpico incredulo. Il tecnico va in confusione e cambia tre moduli in corsa. Dal rombo di partenza, in cui Perrotta fa prima l’intermedio e poi il trequartista, si torna al 4-2-3-1 e nel finale si rivede un disordinato 4-4-2. La Roma va avanti con i nervi. L’ultima speranza nel recupero con un tiro di Perrotta su cui il subentrato portiere Benussi si supera. No, stavolta il golletto fortunoso allo scadere non arriva. Finisce così, con l’esultanza di Cosmi, i giocatori della Roma che escono a testa bassa tra i fischi e i cori di contestazione dell’Olimpico. Mercoledì si va a Udine, ancora senza Totti e con la miseria di undici punti in classifica. La crisi è iniziata un anno e mezzo fa a Catania ma la luce in fondo al tunnel è lontanissima.