Ci risiamo, è successo di nuovo. La Roma sparisce a Udine, con le solite modalità, con la solita mancanza di personalità, carattere e motivazioni. Non ha caso, Di Francesco a fine gara ha parlato di mancanza di voglia di vincere.
Ma ora siamo ad un terzo della stagione, e il ritardo è pesante. Non sulla prima in classifica, irraggiungibile per mille motivi, ma dall’importantissima zona-Champions. Se continua così, l’anno prossimo sarà già tanto che la Roma disputi l’Europa League.
I problemi
Il principale problema di quest’anno è che non si tratta della solita crisi di un mese, ma di una sorta di piccola febbre, che periodicamente riemerge. La Roma come al solito ha avuto il solito e sterile 70% di possesso palla. Tiri pericolosi, praticamente nessuno.
E poi, preso il gol, la solita flemma. Nessun cambio di passo, nessuna rabbia. E il solito gol preso per due o tre disattenzioni collettive. Stavolta il gol è addirittura arrivato su una rimessa laterale.
Si cercano le cause, e ormai sembra chiaro che queste vanno ricercate in una campagna acquisti che non è stata azzeccata. Non nelle qualità tecniche, ma in quelle caratteriali.
Tiri in porta fiacchi, senza voglia di far gol. Contrasti molli. Oggi è andato male anche Nzonzi. L’unico con un po’ di cattiveria è parso il solito Lorenzo Pellegrini.
Adesso arriva il Real Madrid, che per fortuna sembra stare peggio dei giallorossi, anche se la Roma sa resuscitare anche i disperati.