La Roma di ieri, che ha faticato e vinto solo all'ultimo secondo contro il Cesena, è troppo brutta per essere vera, ma una riflessione va fatta comunque.
La Roma di ieri, che ha faticato e vinto solo all’ultimo secondo contro il Cesena, è troppo brutta per essere vera, ma una riflessione va fatta comunque. I giallorossi sono in semifinale di Coppa Italia, e se la giocheranno con i cugini della Lazio, ma alcune prestazioni individuali hanno lasciato addirittura l’amaro in bocca, anche se nel primo tempo il modulo scelto dal mister ha mostrato schemi non ancora del tutto assorbiti.
Primo fra tutti Paredes, che nell’ultima settimana sembrava destinato alle migliori squadre d’Europa, e che ieri non è riuscito ad esprimersi nel ruolo che dovrebbe essere a lui congeniale, quello di regista arretrato. Poi Manolas, a cui va gran parte delle responsabilità sul gol del Cesena, sceso in campo svogliato, dopo la giornata di riposo con la Samp di domenica scorsa.
Per El Sharaawy stesso discorso di Manolas. Doveva dimostrare di non meritare la panchina, e invece ha dimostrato che adesso, non può ambire ad un posto da titolare, nonostante l’assist per il solito Dzeko, subentrato a Perotti e come troppo spesso sta accadendo, decisivo. L’attacco della Roma non può prescindere unicamente dal bosniaco, e a Trigoria non vedono l’ora di riabbracciare Salah, sperando che la Coppa d’Africa non lo riconsegni come il Jervinho di due anni fa. Vero che la rivoluzione di formazione del mister ha fatto saltare molti schemi, ma l’atteggiamento del primo tempo è francamente inaccettabile. Nel secondo tempo, quando i giocatori si sono resi conto della figuraccia, le cose sono cambiate.